Lisola, 30 luglio 1999
Approvato da Parco lo studio di prefattibilità del museo delle Isole che dovrebbe sorgere a Pianosa.
Il piano propone l'eliminazione della "grande muraglia" e di tutto il patrimonio costruito considerato "superfluo".
Previsti un centro internazionale "per la scoperta del mare", Parco tecnologico e due Osservatori: uno di Zoologia, l'altro di Botanica.
L'Unesco: Abbattete il muro Dalla Chiesa
Un museo mondiale delle isole con annessi laboratori di ricerca dislocati tra l'Elba e Pianosa. É quanto proposto dall'architetto Jean Marc Schivo, incaricato poco più di un anno fa dall'Ente parco di predisporre uno studio di fattibilità del progetto che dovrebbe nascere sotto l'egida dell'Unesco. La relazione preliminare è stata approvata nei giorni scorsi dall'area protetta, che ha rinviato ogni ulteriore progettazione ad una successiva seduta del Consiglio direttivo.
Secondo quanto indicato nella ricerca, sull'isola d'Elba dovrebbe sorgere un non meglio precisato "Centro di interpretazione di museografia dell' arcipelago toscano e delle isole europee", posto in un'area (che indicherà il Parco) adeguata. Oltre ad una superficie coperta di 6-7 mila metri quadrati, la struttura prevede un'adeguata zona verde e aree di servizio competenti., per un impegno di spesa che si aggira intorno ai 9-11 miliardi. Non qualificati, invece, rimangono i costi per la creazione dell'"Osservatorio e laboratorio internazionale per le problematiche dell'habitat insulare", che verrebbe realizzato sull'isola di Pianosa. Le proposte dell'architetto Schivo contemplano un primo progetto generale, considerato necessario per individuare i costi di massima di ogni singolo sottoprogetto, la loro fattibilità, le priorità d'intervento e l'inquadramento negli eventuali canali di finanziamento, rimandando lo sviluppo dell'iniziativa a successivi approfondimenti graduali.
Il piano presentato risulta estremamente articolato: dalla previsione dell'iquadramento urbanistico e paesaggistico dell'ex isola carcere risppetto alle nuove strategie di sviluppo, e dall'integrazione delle zone di massimo rispetto ambientale con quelle operative, si passa allo studio della nuova viabilità, segnaletica e sistema di comunicazione per l'intera isola, oltre alla progettazione di un Parco per la Posidonia e della individuazione di aree di particolare interesse sottomarino (come nel caso dei reperti archeologici che giacciono nel nmare antistante Pianosa).
Al fine di poter meglio sviluppare e distribuire il programma funzionale di massima, sono previste l'analisi generale e la quantificazione di tutto il patrimonio architettonico dell'isola. Tutto ciò per facilitare il "recupero" del vecchi borgo (e in particolare del castello merlato, che si stima possa essere adibito a centro di accoglienza, zona ristorante, sala proiezione e divulgazione per gli studiosi, prima di una loro ridistribuzione e collocazione nei diversi punti dell'isola), delle case attinenti(da convertire ad abitazioni per il personale docente, ricercatori, studenti e visitatori), e per destinare gli edifici più ampi a laboratori per la stoccaggio, assemblaggio e sperimentazione delle tecnologie alternative.
Particolarmente interessanti risultano le previsioni riguardanti l'"analisi ed eliminazione di tutto il patrimonio costruito superfluo che non abbia valore particolare". Si programma così la demolizione della "grande muraglia" (il muro fatto costruire dal generale Dalla Chiesa alla metà deli anni '70 per esigenze di sicurezza, in parte poggiante su resti archeologici di epoca romana) e la ristrutturazione dei locali a basso impatto adiacenti. Le aree risultanti, secondo lo studio di prefattibilità, dovrebbero essere, dove possibile, riutilizzate come strutture sperimentali per lo sviluppo delle enrgie alternative sia con l'inserimento di essenze naturali per "ricucire" l'habitat naturale.
Ed ancora, riadattamento, ridimensionamento e conversione a laboratori e centri di ricerca mirati in riferimento alla Centrale, Lavanderia, Panificio, Sembolello, Sanatorio, Giudice e marchese. Nella parte centrale dell'isola si suggerisce la possibilità di istituire un piccolo campus tecnologicamente autosufficiente, ovvero un laboratorio sperimentale per nuovi insediamenti e metodologie ad essi applicati, da estendere anche ad altre isole. Pianosa non dovrebbe, ad ogni modo, semplicemente utilizzare tecnologie alternative per la sua sopravvivenza, ma diventare un vero e proprio parco tecnologico per i settori solare, fotovoltaico, eolico e riciclaggio elettrico, dove le aziende del settore potrebbero testare le loro tecnologie. Il progetto dell'architetto Schivo contempla, inoltre, la creazione di due distinti osservatori: uno di Zoologia e l'altro dedicato alla Botanica. Il primo dovrebbe occuparsi dell'analisi della fauna terrestre, delle capacità di adattamento di nuove specie e di favorire studi mirati alla possibilità di sviluppo di allevamenti. L'Osservatorio di Botanica, invece, oltre alla protezione di specie esistenti e al reinserimento delle essenze principali eliminate nel tempo, dovrebbe adoperarsi per la realizzazione di nuove aree boschive, di una serra dove ricoverare alcune specie minacciate, sperimentare culture biologiche di tipo riproduttivo, recuperare il patrimonio esistente e realizzare eventuali nuove strutture per una corretta gestione dell'isola. Le proposte per Pianosa non finiscono qui, visto che si è preso in considerazione anche il progetto preliminare per l'istituzione di un "Centro internazionale per la scoperta del mare".
L'iniziativa, si legge nella proposta progettuale, è da considerare contemporaneamente "a carattere culturale e turistico (quest'ultimo aspetto inteso - si cita testualmente - nel senso più positivo del termine) per periodi limitati ed effetuata oltre le fasce e i corridoi proptetti di collegamento" Molteplici le attività di cui la struttura (che dovrebbe rimanere attiva durante quasi tutto l'anno) dovrebbe occuparsi: ricerca e sperimentazione di nuove tecnologie per il monitoraggio e la registrazione di ogni forma di "evento marino", apprendimento e scoperta degli aspetti più interessanti della biologia marina, Stazione permanente di osservazione, catalogazione e centro di ricerca. Sempre nello stesso complesso dovrebbe sorgere una scuola internazionale di Archeologia sottomarina, di Foto-cinematografia subacquea, di vela specializzata all'uso dei modernissimi multiscafi veloci (come i catamarani), concorsi e soggiorni di pesca alla traina dei pesci di passo (lecce, tonnidi e pescispada). Le scuole impartirebbero corsi di storia, tradizioni e cultura del mare, organizzando seminari tecnici-scientifici per gruppi limitati, ricercatori e studenti sia delle scuole primarie che di quelle secondarie.
Corsi di approccio alla formazione professionale e specialistica nei settori citati potrebbero essere impartiti in un campus che ospiterebbe 60 persone per un massimo di dieci giorni, immaginando anche soggiorni a pagamento "per un pubblico selezionato e appassionato" che seguirebbe combinazioni delle attività sopra riportate. "Occorre evidenziare - conclude il rapporto del professionista incaricato - che tale progettazione, pur ricca di esperienze differenziate, deve essere intesa come il frutto di un'idea ed una filosofia di sviluppo unitaria. L'emergere e il prevalere di una singola iniziativa sulle altre creerebbe un'anomalia che danneggerebbe probabilmente l'intero organismo vivente dell'isola".
Insomma, un piano dalle molteplici sfaccettature che, a prescindere dalla sua effettiva realizzazione pratica, non mancherà di far parlare a lungo di sé.
Alberto Risaliti