Il Tirreno, 31 agosto 2002
Può essere venduta, il Comune vuol farci l'aeroporto e 3 stabilimenti, Castelli ripropone il supercarcere.
«Facciamo un girotondo a Pianosa»
Tanelli: «Interessi speculativi la mettono in pericolo»
«Ripartiamo dal protocollo d'intesa firmato nel 2000»
CAMPO NELL'ELBA. Futuro in bilico per Pianosa, inserita nella lista della Patrimonio Spa, vale a dire bene demaniale che può finire sul mercato; con il Piano strutturale di Campo che vi prevede la realizzazione di un aeroporto e di tre stabilimenti balenari e il ministro della Giustia, che torna a parlare di carcere di massima sicurezza. Per Giuseppe Tanelli, ex presidente del Parco nazionale dell'Arcipelago sostituito «solo» da un commissario di nomina governativa, c'è ne sarebbe abbastanza per fare un girotondo intorno all'isola. Già, Pianosa. Non sono in pochi a ritenere, che dietro alla larga trasversalità raccolta dai movimenti ambientalisti, che lottano per le spiagge libere e contro il cemento, ci siano anche gli appetiti per accaparrarsi lo sviluppo turistico dell'isola.
I principali soggetti che detengono potere su Pianosa sono il ministero dell'Economia e delle Finanze, di fatto proprietario dell'isola; il ministero della Giustizia, ancora concessionario della maggior parte degli immobili; il Comune di Campo, del cui territorio l'isola fa parte. Ma c'è la variabile Parco. Di che cosa si tratta? «A prescindere dalla proprietà e dalle concessioni, Pianosa è parte integrante del Parco nazionale, istituzione della Repubblica italiana», sottolinea un Tanelli molto preoccupato: «Paradossalmente - dice - l'ipotesi più tranquillizzante è la reiterata proposta di riportarvi il carcere, certo, non di massima sicurezza, ma leggero, che a suo tempo fu una delle opportunità del Parco, non accolta, per ridare un futuro all'isola». Il professore ricorda il progetto di agricoltura biologica con i monaci benedettini (osteggiato da Comune e Demanio), popolazione residente anche in inverno; polo scientifico internazionale con il PianosaLab, che sta coinvolgendo ricercatori di Cnr e varie università, anche straniere, per studiare il clima del pianeta che ha ottenuto già importanti riscontri internazionali e, inoltre, apertura contingentata e compatibile alla fruizione turistica dell'isola, «che ormai da 3 anni è attiva - prosegue Tanelli - e ha portato migliaia di cittadini italiani e stranieri a conoscere il patrimonio dell'isola».
Quali pericoli minacciano l'isola? «Che in un momento di difficoltà anche gestionale del Parco - risponde Tanelli - si possa inserire Pianosa negli interventi mirati a uno sfruttamento turistico miope e incontrollato. Non si tratta di cementificare Pianosa - aggiunge -, perché non credo che nessuno possa incrementare i già 63mila mc di superficie coperta; si tratta di far sì che questi 63mila mc possano avere una destinazione giusta e idonea per il futuro sostenibile dell'isola, all'interno del quale deve essere inserita una fruizione turistica eco-compatibile, nonché la possibilità dell'acquisizione da parte di piccoli proprietari, in particolare di coloro che hanno trovato le loro radici e la loro storia in quell'isola. Pianosa può essere salvata solo con l'amore e la chiarezza». I pericoli da dove vengono? «Dalle mire speculative e da una visione impropria e distorta di quel che vuol dire sviluppo sostenibile, ma per queste persone sarà più difficile, perché in questi 5 anni è cresciuta enormemente la coscienza di difesa ambientale, inoltre il Parco ha acquisito il suo Piano, prezioso strumento di pianificazione e gestione del territorio protetto».
Come mettere al riparo l'isola? «Ripartendo da quel protocollo d'intesa firmato nel marzo 2000 con il governo centrale e regionale, la Provincia e le istituzioni del territorio. In questi giorni del summit di Johannesburg, pieno di speranze e preoccupazioni, dobbiamo avere la consapevolezza che lo sviluppo sostenibile del pianeta Terra è la sommatoria di quello che noi sappiamo costruire nei territori dove viviamo».