Lisola 20 maggio 2003
Per Pianosa l'ora della verità
E' L'ORA della verità. Secondo quanto annunciato dal ministro dell'Ambiente Altero Matteoli, che domenica scorsa ha aperto dall'Elba la Settimana Europea dei Parchi, ancora poche settimane ci separano dall'ufficializzazione del futuro progettato per l'ex isola carcere di Pianosa, definita uno dei 'gioielli più preziosi".
Archiviato, a quanto pare, il protocollo d'intesa firmato nel maggio di due anni fa a più livelli istituzionali e che prevedeva, tra l'altro, l'insediamento di una colonia di monaci benedettini che avrebbero dovuto occuparsi di agricoltura biologica, si scopriranno finalmente le carte sul destino di un'isola che da sei anni, ovvero dalla chiusura del penitenziario di massima sicurezza, è stata di fatto un gioiello abbandonato. Rassicurano le dichiarazioni del Ministro, il quale ha affermato che non un metro cubo di cemento in più verrà gettato sull'isola e che la proposta progettuale di recupero in itinere partirà dall'esistente. Poco, però, rispetto alle attese che in tanti anni sono state maturate intorno ad una realtà considerata la chiave di rilancio dell'Arcipelago e la carta vincente che il Parco può giocare. Quale che sia il futuro disegnato per l'isola piatta, è giunta l'ora di fare chiarezza.
A prescindere dalla politica e dai governi.
Per rimanere in tema di ambiente, merita un approfondimento la questione delle tre vele "conquistate" dall'Elba quest'anno nella guida Blu di Legambiente e del Touring Club Italiano. Tre vele che testimoniano in maniera lampante il fatto che le realtà balneari locali stanno perdendo terreno rispetto alle mete turistiche del Meridione. Non che la nostra isola demeriti in fatto di bellezze naturali ed ambientali, ma piuttosto ad essere di ostacolo ad un reale sviluppo sostenibile intervengono le politiche urbanistiche dei Comuni e la mancanza di lungimiranza di fronte alla necessità di compiere scelte coraggiose.
Nel resto del paese, ad esempio, si abbattono i cosiddetti ecomostri, acquistando in credibilità sia in termini di immagine che di miglioramento della qualità della vita. All'Elba, nel centro del Parco nazionale, la "collezione" di brutture è nutrita, a cominciare dal Grattacielo, edificio che appare costantemente in fase di realizzazione, per concludere con il Buraccio che, progettato per risolvere l'emergenza rifiuti, alla fine l'ha complicata.
Ma non è solo questo il problema: la classe amministrativa elbana sembra essere insensibile alla reale necessità di mettere la vita al centro dell'operato della pubblica amministrazione.
Costituiscono più l'eccezione che la regola gli esempi di politiche territoriali realmente volte al benessere del cittadino, al mantenimento dell'integrità non solo nel paesaggio ma anche nell'armonia dell'ambiente.
L'Elba sta pericolosamente perdendo per strada quei caratteri che hanno costituito la sua fortuna turistica - la tranquillità, la bellezza degli abitati, la salvaguardia della campagna, le spiagge libere - per assomigliare sempre di più ad anonime località del continente, che oggi non hanno più niente da comunicare, presentandosi come tante altre. Ma l'isola non è come tante altre, e per il Parco Nazionale è arrivato il momento di dimostrarlo.