Il Tirreno 11 luglio 2003
Pianosa non può essere venduta.
Lo Stato batte cassa, ma la soprintendenza non ci sta
LIVORNO. "L'isola di Pianosa è un caso eccezionale. E' talmente densa di storia che la redazione delle schede tecniche attraverso le quali mi viene chiesto di dare o meno il nullaosta per mi vincolo di questo o quel bene, ritengo che non sia possibile. La proposta, a fronte delle richieste della Patrimonio Spa per l'alienazione dei beni dello Stato, non può che essere quella del vincolo integrale". L'ispettrice Silvia Ducci, responsabile della Soprintendenza ai beni archeologici per l'Arcipelago toscano (area livornese) e per un tratto di costa continentale, non ha dubbi: "Non si può smembrare il patrimonio dicendo questo monumento qui è degno di tutela e l'altro, poco distante, non lo è. Il rischio - prosegue - è quello di alienare un patrimonio che lo Stato deve gelosamente conservare.
Ma come è possibile arrivare ad un vincolo totale mentre la Patrimonio Spa continua a sollecitare perché ha necessità di fare cassa?
"Non posso certo decidere io. La mia è una proposta, sperando di avere fortuna. seguendo le vie gerarchiche". L'ispettrice Ducci dovrà rivolgersi al suo soprintendente che a sua volta farà a capo a quello regionale e al ministero dei Beni culturali: "Spetta a Roma - sottolinea Ducci raggiunta nel suo ufficio a Pisa - prendere alla fine le decisioni opportune".
Ispettrice Ducci, qualche sera fa all'Elba, durante una conferenza, lei ha parlato di obiezione di coscienza...
"Per carità, non va intensa in senso drammatico. E' la conseguenza di una considerazione, quella che parte dalla realtà che Pianosa, lo ripeto, è un caso eccezionale. E per quest'isola è prevista una vendibilità praticamente totale. Per questo ritengo che sia impossibile riempire le schede che ci sono state inviate a suo tempo, dopo la pubblicazione dell'agosto dello scorso anno sulla Gazzetta Ufficiale degli elenchi dei beni alienabili, e che la Patrimonio Spa sta sollecitando di avere indietro".
Ma lei, ispettrice, a che punto è con il suo lavoro?
"Sto approntando la carta archeologica e paleontologica dell'isola, e sto per consegnare al mio superiore una relazione in cui espongo le ragioni per cui, allo stato attuale, è impossibile redigere le schede", Da qui la proposta del vincolo integrale.
Dottoressa, ma cos'ha Pianosa di tanto speciale dopo essere stata, fino a poco tempo fa e per centocinquant'anni almeno, un' isola-carcere di massima sicurezza?
"Pianosa è speciale in tutto, perché in 10 chilometri quadrati accoglie una densità di presenze archeologiche e paleontologiche che non hanno eguali. Si parte dagli insediamenti preistorici in caverne naturali, che sono state abitate e usate come luogo di sepoltura fin dal paleolitico, per arrivare ai resti romani. E' di eccezionale spicco la villa di Agrippa Postumo, che ha anche un piccolo teatro, di cui sono visibili ruderi e anche pavimenti a mosaico. Poi c'è la straordinaria catacomba paleocristiana con circa mille sepolture accertate (III secolo d.C.) in località Seron Vuoto, al porticciolo delle motovedette, sotto quello che era il centro abitato. La Catacomba è nella disponibilità della Santa Sede, ma gli edifici soprastanti appartengono allo Stato. E come dimenticare il palazzo di Agrippa, che sì trova a ridosso dell'area del carcere di massima sicurezza (questo braccio, per detenuti di mafia, si chiamava appunto Sezione Agrippa, ndr) e che deve essere ancora studiato. Finora non si è potuto fare perché i ruderi, che potrebbero preannunciare un complesso residenziale di grande importanza, sono proprio in quella che era un'area riservata e inaccessibile".
E per quanto riguarda l'aspetto paleontologico?
"Anche in questo Pianosa è eccezionale. L'isola è una grande distesa di fossili, con testimonianze uniche".
Un'isola, quella di Pianosa, dove i reperti partono dall'età della pietra, dove è stata accertata la presenza di cacciatori del paleolitico che potevano arrivarvi via terra (perché ancora unita con il continente e l'Elba) per passare attraverso l'insediamento della Scola, il più antico del Mediterraneo, che risale a 7.500 anni fa. E poi i reperti medievali e rinascimentali, ancora da scoprire, che recano le tracce delle scorrerie dei pirati magrebini e turchi, e in particolare quelle del turco Dragut che attaccò l'isola all'inizio dell'estate del 1553.
Ispettrice Ducci, ma se non si vende il patrimonio isolano, dopo l'uscita di scena del carcere e quindi del ministero di Grazia e giustizia, non si rischia il degrado totale?
"Per carità, nessuno pensa che il patrimonio possa essere lasciato nel degrado, anche perché esiste l'istituto della concessione. Chi l'ottiene, fa la manutenzione, i beni non gravano sulle spalle dello Stato che ne resta comunque proprietario".
Quante schede , per quanto riguarda la parte archeologica del territorio di competenza, ha compilato finora?
"Direi alcune centinaia e ho dato nella quasi totalità l' ok al passaggio, tranne qualche raro caso in cui ho posto delle attenzioni e delle raccomandazioni particolari.Personalmente sono d'accordo con la linea del Governo secondo la quale gli edifici e gli immobili che non hanno particolare interesse debbono essere venduti. Non devono essere un peso per lo Stato, ma una voce dell'attivo.
Elisabetta Arrighi