Lisola 26 agosto 2003
Pianosa, la soluzione: attribuire le competenze ad un unico soggetto
10 CHILOMETRI quadrati circa di superficie totale, 960 ettari di terreno, 85mila metri cubi di edificato. E ancora resti di comunità preistoriche, catacombe paleocristiane, vestigia della presenza di Postumo Agrippa, nipote di Augusto, qui esiliato.
L'isola di Pianosa, colonia penale agricola dal 1858 al 1998, anno della dismissione (o più propriamente evacuazione, per i modi e i tempi in cui fu attuata), è uno scrigno pressoché intatto, colmo di ricchezze storiche, architettoniche e naturalistiche. Vanta la prateria marina di posidonia più integra del Mediterraneo, una colonia nidificante di rarissimi gabbiani corsi, 587 specie botaniche di cui quattro endemiche, secondo il recentissimo censimento condotto dal professor Riccardo Baldini dell'Università di Firenze. Zona di protezione speciale, interdetta alla navigazione e all'ancoraggio "per la fascia di un miglio marino intorno alle sue coste". L'antica Planasia, come era chiamata in epoca romana dichiarata sito d'interesse nazionale e al tempo stesso inserita nell'elenco della Patrimonio Spa di Tremonti.
L'ex isola carcere, che in passato ha ospitato anche i detenuti a regime detto 41bis, previsto per i reati di mafia, è stata preservata per tutto un secolo e mezzo dalla presenza del penitenziario, che ne ha fatto una località off-limits. Oggi Pianosa, in base a uno studio di "impatto sostenibile", ospita fino a 450 persone al giorno, tra cui (e si spera non oltre a) i familiari dei dipendenti del Dap in servizio sull'isola e non solo, che a quanto pare vi soggiornano al modico prezzo di 2,50/3,50 euro al giorno. Si sottolinea per inciso che l'isola dove hanno ancora la possibilità di utilizzare le loro foresterie Ministero di Grazia e Giustizia, Comune, Parco, Guardia di Finanza, Carabinieri - è tuttora priva di qualsiasi forma di smaltimento dei reflui (sull'isola esiste un depuratore, mai entrato in funzione). Un trattamento "di favore" in verità riservato anche ai residenti nelle isole dell' Arcipelago toscano, che a Pianosa possono recarsi, ma solo per qualche ora e a fronte di diverse decine di euro (a seconda del periodo).
Mentre si attende ancora di conoscere, dopo cinque anni, il destino dell'isola (il ministro Matteoli ha promesso e ripromesso un non meglio precisato progetto di recupero e salvaguardia), il nodo da sciogliere rimane l'insieme di competenze che su Pianosa si sommano e si sovrappongono. Il Ministero delle Finanze rivendica la proprietà, il Comune di Campo nell'Elba ne è amministratore (Pianosa è frazione del Comune), i cittadini campesi sono beneficiari dei .diritti degli usi civici, l'Ente Parco - cui è stata affidata l'area marina protetta - è custode demaniale, il Ministero di Grazia e Giustizia è proprietario e responsabile della manutenzione delle strutture carcerarie (per le quali si dovrebbe parlare di "stand by" piuttosto che di chiusura definitiva), il Vaticano è competente sulle catacombe. Una delibera comunale prevede l'aeroporto, altri progetti l'istituzione di una comunità di monaci benedettini, una comune per ex tossicodipendenti, un'azienda agricola biologica.
Intanto c'è chi arriva con lo yacht e chiede delle boe di ancoraggio o, appena sbarcato, tenta invano di fotografare qualche mafioso. E chi riesce persino a fare il bagno nel porto romano. Forse sarebbe l'ora di attribuire le competenze ad un unico soggetto. Pianosa è di tutti e pertanto, secondo un'interpretazione molto in voga nel nostro Paese, non è di nessuno.