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PIANOSA, UN PARADISO DI LUCE E DI FIORI

Lisola 26 agosto 2003

Pianosa, un paradiso di luce e di fiori

PRIMO APPROCCIO. L'arrivo della Domizia Il nel porticciolo dell'isola, la distesa sabbiosa di Cala Giovanna, dove è consentita la balneazione, l'imponenza del Forte Teglia, il muro Dalla Chiesa.

Se non fosse per il turchese cristallino delle acque che la circondano e per gli accenti mediterranei del paesaggio e della vegetazione, l'abitato di Pianosa sarebbe l'ambientazione ideale per un film di Sergio Leone.

Con le sue atmosfere quasi irreali e le tracce di un vissuto che non esiste più, ma che si percepisce movendosi lungo stradine che ancora conservano la segnaletica, orizzontale e verticale. Tutto è rimasto come una volta e il tempo che si è improvvisamente fermato non ha cancellato i segni della presenza civile sull'isola: sono alloro posto l'insegna della posta e del telegrafo e l'indicazione della farmacia e della Toremar e i vecchi edifici ancora conservano l'iscrizione della data di costruzione.

Lasciandosi trasportare dagli scorci della cittadella vuota e dalle merlature degli edifici che si affacciano sul porticciolo si ha l'impressione di vivere in un 'altra dimensione, che non è certo quella dettata dalle abitudini della modernità. Nessun schiamazzo, nessun rumore molesto che possa rompere l'incantesimo di un paesaggio luminoso, solare, mediterraneo in tutto e per tutto. Da Pianosa anche l'Elba, che con il massiccio del Capanne si staglia all'orizzonte, con la sua mondanità appare lontana, un altro mondo dal quale volentieri si stacca la spina non appena si mette piede sulla "bistecca".

E' sufficiente riempirsi gli occhi dell'azzurro del mare e del cielo, che sembrano dipinti tanto sono intensi e perfetti, lasciare che lo sguardo si perda verso un infinito che da queste parti è più infinito che mai, fermarsi un istante a scrutare tutt'intorno per ritrovare l'assoluto. Poco a poco l'isola entra dentro, accarezza le corde dell'anima, acquieta le ansie, libera dalla frenesia quotidiana. E i sensi hanno campo libero per partire alla scoperta di una realtà inimmaginabile. Allora sembra di avvertire la gioia di bambini che giocano sui selciati assolati e si ha quasi la percezione dei ritmi lenti e di altri tempi che scandivano la vita della comunità residente. Vista così, l 'insularità non pesa, e neppure il degrado che attanaglia il borgo, con le finestre sprangate, i porticati abbandonati, le scale cosparse di sabbia. Il vecchio abitato non è una cartolina desolante, anche se è evidente lo stato di abbandono. Sono altri gli stati d'animo che subentrano nel visitare l'isola per la prima volta. La meraviglia, innanzitutto, di fronte, alla bellezza, del porticciolo in miniatura e ai bagliori della luce che gioca con la distesa turchese di Cala Giovanna e penetra. nelle venature smeraldine sotto costa rendendo l'acqua incredibilmente tersa e trasparente.

E poi il silenzio, che dà un senso a tutto ed esalta i caratteri distintivi dell'isola. Dove il mare sussurra parole che pure gli elbani hanno quasi dimenticato, il sole riscalda anche gli angoli più nascosti, il vento pettina, a volte con delicatezza altre con maggiore energia, la vegetazione mediterranea.

Pianosa ha una personalità tutta sua, come del resto l' hanno le altre sei consorelle dell'Arcipelago Toscano, e un fascino che cattura anche l'occhio più disattento. E' forse dovuto a quel! 'equilibrio uomo-natura che ha consentito di preservarne i valori paesaggistici e ambientali per un secolo e mezzo, grazie alla presenza carceraria, e che ancora oggi resiste. Rinsaldarlo e perpetuarlo è un dovere delle istituzioni competenti e delle comunità dell'Arcipelago. Non c'è niente da inventare, si tratta soltanto di recuperare l'immenso patrimonio di natura, civiltà e storia di cui l'isola è custode. Che non sia impresa facile è fuori discussione, in primo luogo perché per arrestare lo stato di abbandono occorre disporre di capitali ingenti.
Ma non va sottovalutato neppure un secondo aspetto: la giungla di competenze (Demanio, Parco, ministero di Grazia e Giustizia, Regione, Provincia, Comune) che continua ad esserci sull'isola. Lasciare che le cose vadano, come spesso succede, all'italiana sarebbe un sacrilegio. Un delitto di cui saremmo tutti complici.

Cristina Cucca

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