Lisola 21 ottobre 2003
"Basta parlare dell'acquisto di Pianosa" Legambiente sprona le parti in causa a decidere il futuro dell'isola "Non vorremo che per lo scontro politico in atto si perdesse di vista il bene Pianosa"
TROPPA confusione e Legambiente è più che mai convinta che per Pianosa sia arrivato davvero il momento di stringere i tempi e di dare gambe al protocollo d'intesa sottoscritto alcuni anni fa dai soggetti istituzionali che sull'isola hanno voce in capitolo.
E' l'ora delle scelte, fanno capire gli ambientalisti, ed è l'ora di porre fine a polemiche sterili e fini a se stesse. Anche perché la posta in palio è altissima e il volo in elicottero "preoccupa". E poi perché l'ex Alcatraz del Tirreno rappresenta quel salto (di qualità) che le istituzioni locali non hanno il coraggio di fare. Il discorso è un po' più complesso e travalica i confini dello stesso zoccolo di tufo calcareo per investire l'Elba e, più in generale, la gestione del territorio elbano, Parco nazionale a tutti gli effetti per quanto ci si ostini a non tenerne conto.
E Legambiente è visibilmente amareggiata. "Siamo avviliti, sfiduciati, ma non ci tiriamo indietro" ammette Umberto Mazzantini "anche se ci sembra che lo scontro politico-istituzionale in corso stia vanificando qualsiasi possibilità di fare cose serie". Puramente voluto il riferimento alle forti divergenze fra ministro dell' Ambiente e Regione Toscana sulla presidenza del Parco nazionale, il primo arroccato sulla candidatura di Ruggero Barbetti, attuale commissario dell'Ente, la seconda niente affatto intenzionata ad accettarla. Ma nelle parole del consigliere nazionale dell'associazione c'è pure una chiara allusione alla situazione che sta vivendo attualmente l'Elba, sempre più prossima al "suicidio della classe politica".
"I beni dell'Arcipelago sono troppo preziosi per essere gestiti questo tipo di amministratori" conclude amaramente Mazzantini. E tra i gioielli più preziosi dell'Arcipelago c'è Pianosa. "Se, come ha confermato il ministro Matteoli, non può essere venduta, allora non parliamo più del suo acquisto ma di cosa vogliamo fame" sprona l'esponente nazionale di Legambiente. Lo stato di preoccupazione è evidente e non ne viene fatto mistero. Non viene taciuto che l'impasse attuale sia dovuto al "contenzioso politico aperto sul Parco". "Non vorremmo che per lo scontro politico che è in atto si perdesse di vista il bene Pianosa" ribadisce Mazzantini. Anche perché - incalza Gianlorenzo Anselmi, presidente del circolo Arcipelago Toscano "non è con le polemiche che si risolvono le cose".
Allora per l'associazione c'è soltanto da dare corpo all'accordo a suo tempo raggiunto sul protocollo d'intesa e nel farlo ciascuno deve fare la sua parte. Parco per primo, senza pensare però di poter "fare tutto da solo". "Non siamo d'accordo su questo" spiegano ancora i due esponenti di Legambiente "ma comunque il Parco deve svolgere un ruolo centrale in base alle risultanze degli studi scientifici compiuti di cui è in possesso. Un'isola studiata come Pianosa è difficile trovarla". Ne è prova il fatto che sono state rinvenute sorgenti di acqua calda in cui è stato trovato un microorganismo senza eguali al mondo. Chiaro che si pone una questione che "va al di là del degrado in cui versa l'isola". Si tratta di decidere la gestione di una realtà territoriale che non è una realtà qualsiasi. C'è il recupero del paese, con quanto "deve rimanere in piedi" e quanto "deve essere demolito", ma è solo un aspetto di un discorso che, a giudizio di Legambiente, deve parlare pure il linguaggio del turismo, dell'attività scientifica e dell'agricoltura. Ovviamente con tutti i distinguo del caso.
Bando alle chiacchiere e, soprattutto, alle polemiche, a Legambiente preme soltanto dare gambe al progetto di recupero, partendo dal solo presupposto di "proteggere la biodiversità dell'isola". "Lo stesso si deve dire per il Parco, che deve servire alle esigenze della natura, non dell'uomo" aggiunge Mazzantini. Tutt'altra cosa dalla visione antropocentrica caldeggiata dal ministro Matteoli.