Pianosa, affiora una tomba romana
Dal ritrovamento di una moneta la data: primo o secondo secolo. E' vicina al porto. Al lavoro i tecnici dell'Università di Pisa
PIANOSA. Un'isola, Pianosa, che pare non abbia ancora finito di restituire i suoi numerosi segreti. Li ripropone a poco a poco, quasi centellinandoli; ed ogni volta che lo fa, attira sempre l'interesse del mondo accademico e degli appassionati di archeologia e di storia.
Questa volta il luogo è un punto del centro abitato, nei pressi del porto: uno di quei posti che l'archeologo avrebbe pensato di esaminare per ultimo perché troppo antropomorfizzato per secoli.
Ecco invece che esce fuori una testimonianza di un certo spessore. Si tratta di una tomba romana databile tra il primo secolo e il secondo dopo Cristo, anche se gli esperti mantengono una certa cautela per la datazione precisa. Ma è una testimonianza unica, nel suo genere.
«In occasione degli scavi guidati dal profosser Tozzi dell'università di Pisa - dice la dottoressa Silvia Ducci, direttrice della campagna di scavi che è in pieno svolgimento a Pianosa - sono stati rinvenute altre due tombe romane che pensiamo siano databili attorno al medesimo periodo storico di questa riportata alla luce di recente, ma erano sostanzialmente più povere di quest'ultima».
Incuriosisce il fatto che questa volta ci troviamo di fronte ad uno scasso avvenuto nella roccia. Non molto profondo, di appena una cinquantina di centimetri. «Si tratta senza ombra di dubbio - aggiunge ancora la direttrice Ducci - della prima testimonianza in tal senso. Non sono state rinvenute tombe che possano essere rapportate a questa». Una circostanza unica, allora.
Come si è arrivati alla scoperta?
«Avevamo notato nella roccia un taglio - ammette la stessa direttrice della Soprintendenza archeologica di Firenze - che non aveva per nulla l'aria di essere naturale. Quello era il risultato del lavoro dell'uomo. Abbiamo dato qualche picconata e ci siamo così trovati dinnanzi alla tomba». La tumulazione dev'essere avvenuta insieme con una cassa di legno, perché sono stati rinvenuti dei chiodi; poi il corredo è molto ricco.
«Abbiamo trovato due bottiglie di vetro - dice la dottoressa Ducci - un piccolo vaso di terracotta e un pentolino contenente semi. Poi c'è una moneta che era stata messa in bocca al morto, stessa circostanza rinvenuta con le due tombe scoperte dal dottor Tozzi. Nei prossimi giorni sarà spedito il tutto al centro di restauro di Firenze per la datazione».
È stata proprio la moneta ad aiutare la datazione dello scavo del professor Tozzi, non così ricco di arredi come quello del porto. Può darsi che anche in questo caso serva a scoprire il periodo in cui collocare il reperto.