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PIANOSA, PROSSIMO IL MONITORAGGIO RADAR

Lisola, 6 maggio 2008

Pianosa, prossimo il monitoraggio radar.
L'intervento congiunto del Parco e della Capitaneria è giunto alla fase finale. Tozzi e Busdraghi soddisfatti: «Sarà un efficace deterrente contro i pescatori di frodo». E non solo.

CAMPO - Da tempo si parla di posizionare un radar nelle acque dell'Arcipelago Toscano per controllare i movimenti delle imbarcazioni. Dall'estate 2008 l'ipotesi potrebbe diventare realtà. E' quanto annuncia il comandante della Capitaneria di Porto di Portoferraio, Nerio Busdraghi, nel corso di una conferenza stampa indetta il 4 maggio scorso. «L'operazione è ancora in itinere», afferma cautamente Busdraghi. «Di concerto con il Pnat, finanziatore dell'intervento insieme al Ministero dell'Ambiente, stiamo svolgendo le pratiche amministrative per la richiesta di preventivi per l'acquisto del dispositivo. Se tutto procede per il verso giusto, per l'inizio dell'estate il sistema di controllo potrà essere operativo».

L'ipotesi è confermata dal presidente del Parco Nazionale Mario Tozzi, che ascrive esclusivamente a «questioni logistiche» un eventuale ritardo nella conclusione dell'operazione.
«I soldi sono disponibili, così come le competenze della Capitaneria di Porto. Dopo oltre un anno di preparativi, dovremmo poter partire già da questa estate».
Il radar sarà installato negli uffici pianosini della Capitaneria di Porto e attraverso il collegamento via internet con un ripetitore, posizionato sul Monte Capanne, riceverà le immagini dei movimenti rilevati nelle acque tra l'Elba, Pianosa e Montecristo, coprendo una superficie di 72 miglia. Costo dell'operazione: tra i 100 e i 140mi1a euro.
Attraverso il dispositivo sarà possibile controllare e 'gestire in maniera efficace il traffico marittimo in zona e verificare le infrazioni nell'area protetta. «Si tratta di un radar di scoperta», afferma Busdraghi, «che fornirà una fotografia certa delle imbarcazioni presenti nelle zone interdette.»

«Uno strumento tecnicamente valido e legalmente riconosciuto che consentirà di risalire in modo inoppugnabile al percorso di ogni imbarcazione, anche la più piccola, attraverso la traccia radar, certificando con esattezza l'eventuale precedente accesso a zone protette anche nei casi in cui le imbarcazioni siano di fatto fermate in acque legalmente attraversatili», gli fa eco Mario Tozzi.
Superati i limiti della vedetta in mare, la quale giocoforza non può che effettuare verifiche a campione, teoricamente il radar sarà anche in grado di intercettare la presenza di reti da pesca, «a patto che le reti siano sormontate, come prevede la legge, da un riflettore radar di precisione», sottolinea il comandante. «Certo è che i pescatori di frodo hanno tutto l'interesse ad evitare questo accorgimento, ma la presenza del radar sarà anche per loro un efficacissimo deterrente».

Tuttavia non si esauriscono qui le funzioni del dispositivo, «che può essere utile anche per motivi di sicurezza e per fattori legati all'inquinamento», afferma Tozzi. «In presenza di una chiazza oleosa sulla superficie marina monitoratile, come è già successo, sarà possibile d'ora in avanti risalire al responsabile dello sversamento». Il valore aggiunto sarà spendibile anche con le navi di grosse dimensioni in possesso dell'Ais (Authomatic Identity System): «sarà possibile ricevere costantemente informazioni a proposito dell'equipaggio e della destinazione», afferma Busdraghi, «mentre adesso la comunicazione è meno efficace, per cause di forza maggiore».

«Uno strumento tecnicamente valido e legalmente riconosciuto consentirà di risalire in modo inoppugnabile al percorso di ogni imbarcazione»
II radar servirà per identificare pescatori di frodo e chi sversa a mare gli idrocarburi.

Alessandra Banali

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