Tirreno Elba News, 10 giugno 2008
Leggo con una certa apprensione la lettera che uno dei detenuti in regime di semi libertà scrive per la così detta chiusura di Pianosa, che aveva costretto lui ed i suoi compagni, assegnati in servizio all'isola, a rientrare nel più duro regime carcerario a Porto Azzurro. Provo sgomento sia dal lato umano per la vicenda di questi poveri detenuti che un giorno assaporano le esperienze del reinserimento nella vita normale ed il giorno dopo sono costretti a rientrare nel duro regime carcerario ma soprattutto sono esterrefatto che ci possa essere qualcuno che decide di aprire, o chiudere un'isola.
Sembrerebbe che la così detta chiusura fosse stata dettata da ragioni igienico sanitarie per le zecche ed allora dovrebbe esserci un provvedimento della Usl che richiede al sindaco, competente per territorio, di emettere un'ordinanza per vietare qualcosa, non so, come l'accesso ad una scuola invasa dai parassiti o ad una zona particolarmente colpita da un evento calamitoso che potrebbe causare epidemie. Ma come si fa a chiudere tutta un'isola e dieci giorni dopo riaprirla senza aver fatto niente?
Pianosa ha la porta ed il fossato come ai tempi del medioevo? C'è il castellano che ordina di alzare il ponte levatoio per impedire l'accesso? E poi lo riabbassa quando il nemico patteggia? Non risulta che esistano ordinanze del sindaco o relazioni della Usl che richiedano detto provvedimento di chiusura e poi successivamente di riapertura.
Risulta invece che sia un castellano a dettare questi imposizioni senza atti formali di nessun genere ma soprattutto senza invece provvedere ad effettuare quei lavori che anche l'anno scorso come tutti gli anni erano stati consigliati dalla Usl: sfalcio dell'erba e disinfestazione in tempo debito con prodotti eco-compatibili.
E allora, caro castellano di Pianosa, affacciati e fatti riconoscere così gli ex detenuti, i detenuti in semi libertà, i turisti e gli operatori turistici tutti, sapranno a chi rivolgersi per far riaprire definitivamente l'isola così ricca d'interessi e di attrattive seppur in stato preagonico, anche per evitare che qualche altro signorotto del feudo romano decida di espugnarla e di richiuderla definitivamente, con o senza zecche.
Gabriele Orsini