Tirreno Elba News, 12 dicembre 2008
Le aree ex minerarie dell'Elba orientale, così come buona parte dell'isola di Pianosa, sono di proprietà dello stato e sono amministrate dall'Agenzia del Demanio. Ambedue sono comprese nel Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. Sia sul futuro delle une che su quello delle altre, si leggono le proposte più disparate. Per Pianosa, addirittura, c'è la volontà di ritornare al carcere speciale! Come impedire tutto questo? Per i beni pubblici presenti in ambedue i siti ci vogliono proposte innovative e condivise, o meglio, due programmi specifici che puntino alla valorizzazione dei loro elementi naturali, storici e architettonici. Ma chi deve promuovere l'azione? Certamente spetta al PNAT, perché le ex miniere a ferro e l'ex isola del Diavolo ricadono fra le "sue" aree protette. Occorre l'assunzione di atti formali che siano sottoscritti da tutti gli attori del territorio: dai comuni all'ente parco, dalla provincia e alla regione. Solo dopo aver discusso e condiviso tali programmi sarà possibile ricercare un rapporto stretto con l'Agenzia del Demanio. Le due proposte, pertanto, ampiamente discusse e partecipate, dovranno definire l'utilizzo degli immobili demaniali presenti nelle due isole. Dopo di ché occorre "mettere sulla carta" le destinazioni attuali e quelle future, e predisporre un'esposizione sintetica di analisi, dati, costi ecc. Si tratta, come si vede, di un modesto lavoro tecnico. La parte "forte" è quella concertativa, cioè un accordo istituzionale sul che fare. Questa è una strada percorribile, forse l'unica, che fra l'altro darebbe un segnale sul ruolo attivo di un Ente Parco che non può limitarsi a gestire solo i vincoli o, tutto al più, organizzare campagne divulgative. Non è necessario aspettare l'approvazione del Piano del Parco, non siamo di fronte a atti di governo dell'uso del territorio, bensì alla richiesta d'utilizzo (per fini pubblici) di fabbricati e terreni dello stato.
Lorenzo Marchetti