Il Tirreno Extra, 12 gennaio 2009
Pianosa, un'isola che cade a pezzi.
Frane, case distrutte, area portuale dissestata dal maltempo.
PIANOSA Un'isola che cade a pezzi. Una profonda spaccatura aperta sul frontone della scogliera che guarda il porticciolo sulla cui sommità svetta la statuina della Madonna del buon viaggio. Muri abbattuti lungo i vari percorsi dell'antico paese. Perfino antiche case seriamente danneggiate. Pianosa sembra stata colpita da un bombardamento. Tutto a causa delle forti precipitazioni che si sono abbattute recentemente qui, come anche all'Elba e sul resto delle isole dell'arcipelago. Danni a 360 gradi. La passerella che dovrebbe servire al portuale ad agganciare le gomene alla bitta di terra per sbarcare nel porticciolo è inutilizzabile, attaccata dalla salsedine e semidivelta dal mare. Di fronte al portellone del traghetto una fila di masse di medio-piccola grandezza depositati dalle onde. Smottamenti si notano sulla scarpata che dal porticciolo porta al viale Regina Margherita (quello che conduce all'ingresso dell'ex colonia penale) ad una ventina di metri sopra la caserma che volle costruita Napoleone Bonaparte perché servisse a difendere l'isola.
Ma è procedendo invece verso Cala Giovanna che si contano i disastri. Non c'è opera di uomo (strade, muri di contenimento, recinti, giardini recintati e cose del genere) che non abbia sofferto e subito l'attacco degli elementi della natura, decisi a cancellare tutto per riprendersi ciò che invece l'uomo aveva a lei sottratto. Strade franate e rese impraticabili da automezzi, muretti abbattuti, sembra un accanimento di una forza titanica su quanto è stato eretto e costruito negli anni sull'isola.
«E' una cosa impressionante - dice Fabrizio Prianti, il primo a effettuare un servizio fotografico e pubblicarlo nel sito che dirige - e ciò che più ferisce è il silenzio di chi dovrebbe vigilare su Pianosa e occuparsi del suo stato generale di conservazione degli immobili». Un'isola ferita dal maltempo e pericolosamente dimenticata. Un'isola ricca di storia e di siti archeologici. Basta pensare alla villa romana d'Agrippa dove fu esiliato Agrippa Postumo, nipote di Augusto. «Piogge e mareggiate - dice Michelangelo Zecchini, archeologo elbano di fama internazionale - hanno provocato guasti e crolli di importanti architetture antiche, come, per esempio, villa romana. I Bagni di Agrippa, poi, sorgono a contatto con il mare sulla costa orientale dell'isola di Pianosa. Sono ritenuti da tutti un piccolo gioiello di eccezionale valore storico-archeologico, la villa era composta di un teatro e di ambienti residenziali e termali, in cui spiccavano il caratteristico opus reticulatum e pavimenti musivi. Purtroppo il restauro che qui è stato condotto ha reso irriconoscibile questa "perla" archeologica in quanto è stato usato cemento industriale che ha prodotto esiti forse irreversibili. E' tempo adesso - conclude Zecchini - che cresca in tutti la convinzione che Pianosa è irrinunciabile per il Parco, allo stesso modo in cui il Parco è irrinunciabile per Pianosa».
«Da anni ci siamo occupati del degrado di Pianosa - dice Carlo Gasparri, presidente dell'associazione Arcipelago libero che insieme con Vivere l'ambiente è in prima fila nella denuncia dell'assenza delle istituzioni - ma Pianosa sembra faccia notizia solo quando si colgono in flagrante dei pescatori che hanno catturato aragoste in zone vietate».