pianosapianosa

L'EDEN CONTESO

Gioia, marzo 2009

Pianosa, a poche miglia dall'Elba, luogo unico per biodiversità.
C'è chi vuole costruire una centrale nucleare e chi propone la riapertura del carcere speciale per i boss. Mentre si litiga sul suo futuro, Pianosa cade a pezzi. E a vivere in quest'angolo di paradiso, sono rimasti in due. Perché chi arriva qui, dicono, "diventa pazzo".

il vecchio sanatorio dentro la colonia penale di Pianosa
II vecchio sanatorio dentro la colonia penale di Pianosa. Utilizzato un tempo per le quarantene, oggi è un rudere dalla vista mozzafiato.

IL PAESE FANTASMA

«Chi arriva a Pianosa impazzisce». Umberto Mazzantini, funzionario di Legambiente e consigliere del Parco dell'Arcipelago toscano, nonché figura carismatica dell'Isola d'Elba, lo sussurra scendendo dal traghetto, per non farsi sentire da un agente della penitenziaria. Pazzi o no, su questo lembo di terra inmezzo al Mediterraneo, che sembra il mar dei Caraibi, sembrano essersi scatenati tutti: c'è chi ipotizza il ritorno delcarcere di massima sicurezza (chiuso nel '98), chi il turismo di massa, chi addirittura una centrale nucleare e chi un ripopolamento fatto di ricercatori e studenti. Una vignetta su un giornale locale riassume la vicenda: intorno a una cartina dell'isola ci sono i progetti, impianto atomico, grattacielo più alto del mondo, base per astronavi e un ponte per Montecristo. Eccessi satirici su un futuro poco chiaro.
Quanto al presente la situazione è desolante. Sbarcando ci si trova soli davanti a un paese che crolla a pezzi, le case, la chiesa, il cimitero, gli scavi archeologici: zero manutenzione e degrado galoppante. Dopo più di un secolo vissuto intorno alla prigione, Pianosa oggi è un paese fantasma, i vecchi edifici sono abbandonati, la polazione (un tempo duemila persone, in maggioranza secondini con le famiglie) è scomparsa.

il paese fantasma
Abitato un tempo dalle famiglie della polizia penitenziaria il paese arrivava a contare duemila abitanti. Oggi è abbandonato.

LA POLEMICA

Tra le tante ipotesi sul futuro la più concreta è quella del ritorno della mega prigione per il 41 bis, il regime di carcere duro, 500 persone in tutta Italia, in stragrande maggioranza boss mafiosi. Nel pacchetto sicurezza del governo un articolo prevede il rafforzamento delle misure detentive e individua nelle isole il posto più adatto per costruire nuove strutture. Pianosa quindi, ma anche l'Asinara.
A favore di questa scelta si sono schierati il procuratore Piero Grasso e i magistrati palermitani dell'Antimafia. Ma un no secco giunge dagli enti locali toscani.
Contraria la Regione («costi enormi e fine del turismo sostenibile», attaccano il presidente Martini e l'assessore Betti), la Provincia di Livorno, i comuni elbani.

IL MURO DI DALLA CHIESA

Questo è un posto particolare fatto di contrasti violenti: da una parte un mare incontaminato e una natura selvaggia, dall'altra l'architettura della repressione, simboleggiata dallo spaventoso muro di cemento armato voluto dal generale Dalla Chiesa negli anni del terrorismo, più come deterrente psicologico che come difesa strategica. Pianosa oggi appare la terra di nessuno, dove chiunque vuole dettare legge.

II demanio possiede formalmente l'isola (che fa parte del Parco) e i suoi malandati edifici, ma tutti qui hanno un avamposto, spesso lasciato sguarnito: la polizia, la forestale, la Guardia di finanza, la penitenziaria, i carabinieri, l'esercito, la prefettura di Livorno, la Croce Rossa, il comune di Campo nell'Elba, la fondazione Caponnetto, persino il Vaticano. I residenti sono soltanto due, un pensionato nato qui nel 1950, che gestisce gratuitamente per conto della diocesi le catacombe e un agente della polizia penitenziaria.
A rotazione poi si fermano due uomini della forestale, due secondini e quattro detenuti in semi-libertà. Dopo la chiusura del carcere, Pianosa si è aperta a un turismo sostenibile: dalla primavera arrivano ogni giorno un massimo di 250 persone, seguite dalla guide autorizzate dal Parco. Il programma prevede passeggiate e anche un bagno nelle acque più limpide del Mediterraneo.

Tranne qualche scolaresca, nessuno pernotta qui. D'inverno un solo traghetto alla settimana la collega a Piombino. D'estate poi, improvvisamente, aumentano gli abitanti: le palazzine fatiscenti si popolano di famiglie allargate, amici degli amici e anche qualche villeggiante travestito da ricercatore.
Persino il sindaco di un paese della costa tirrenica fu beccato su una spiaggia off limits a prendere il sole con delle amiche, «è un sopralluogo istituzionale», si giustificò con la Forestale.

via Beppe Alfano

LA MEMORIA DELLE VITTIME

Le vie di Pianosa sono dedicate alle vittime della mafia. L'idea è venuta alla Fondazione intitolata al giudice Antonino Caponnetto che l'ha realizzata con il comune di Campo nell'Elba (nel cui territorio sorge l'isola).
La scelta di Pianosa non è casuale: nel carcere che sorge a pochi metri da queste strade sono stati reclusi numerosi boss mafiosi.
La fondazione Caponnetto è molto radicata anche all'isola d'Elba, ribattezzata "cittadella della legalità'.

via Giovanni Falcone e Paolo Borsellino giardini Rita Atria

L'ALBERGO DENTRO LA PRIGIONE

Imbucati a parte, l'isola è un cantiere del turismo ecologico messo a repentaglio dall'ipotesi di riaprire il carcere duro. Non la pensa così Giuseppe Lumia, senatore del Pd in commissione Antimafia, che è venuto all'Elba insieme alla fondazione Caponnetto per convincere la popolazione che costruire nuove carceri è un'esigenza primaria, «i boss esercitano il proprio potere anche da detenuti e le isole sono i luoghi migliori per impedirlo». La polemica riguarda anche i costi: Pianosa fu dismessa soprattutto per ragioni economiche, le spese ordinarie e quelle per i tanti trasferimenti erano diventati insostenibili. Oggi invece pare che recuperare le vecchie celle (molto mal messe) sia un'operazione vantaggiosa, «riutilizzare le strutture è meglio che costruirne di nuove altrove», spiega il senatore.

Nell'incontro pubblico emerge un altro problema: avere così tanti boss a un passo da casa, vorrebbe dire ripopolare l'Elba di famiglie poco raccomandabili, e conseguenti infiltrazioni malavitose, già viste nel passato. Davanti a tutte queste obiezioni, Lumia conclude: «Non dovete temere la prigione, ma il turismo di massa». A dire il vero, oggi l'alternativa al super carcere non sono i villaggi vacanze: la presenza del parco e i tanti vincoli annullano questo rischio.

Nel passato, però, Pianosa è stata una preda degli speculatori in cerca di affari, un agente penitenziario in pensione giura di aver visto alla fine degli anni Ottanta un notissimo imprenditore arrivare in elicottero per un sopralluogo. Prima ancora della chiusura, un edificio,la caserma Bombardi,fu risistemata dal ministero della Giustizia in vista di un utilizzo alberghiero. Tutto era pronto, persino il bar con la macchina del caffè.
Poi la dismissione, l'arrivo del parco e il 5 stelle resta una cattedrale tra i ruderi.

«L'isola è un esempio unico di biodiversità -spiega un funzionario del Parco - la cui tutela non è compatibile con la presenza del 41 bis». «Non siamo integralisti - aggiunge Mazzantini - proponiamo un carcere leggero, i detenuti potrebbero lavorare al recupero dell'isola. E si potrebbero ospitare le madri in prigione con i figli». Il Parco ha in mente un ripopolamento del paese, «la comunità scientifica troverebbe il paradiso, gli studenti un'opportunità per visitare spazi incontaminati», aggiunge il funzionario, che però viene interrotto da un signore agitato: «Lasciatemi pescare, sono pianosino doc!», «Lo vieta un decreto che noi facciamo rispettare», risponde l'altro senza placarlo, «e allora fate una legge per far pescare i residenti (due persone ndr) altrimenti vi porto in tribunale».

Sospiro di Mazzantini, «lo dicevo: chi vive qui diventa pazzo».

Testo e foto di Francesco Olivo

torna indietro