Il Tirreno Extra, 26 aprile 2009
PORTOFERRAIO. Tutt'altro che uno spettro. Tutt'altro che un progetto anni'80 rispolverato all'indomani della rinascita del partito nuclearista e poi rimesso nel cassetto. L'ipotesi del nucleare a Pianosa rimane. Anzi è auspicabile per quanto si è sentito dire nell'ultimo convegno di Confindustria a Livorno nel corso del quale l'isola, patrimonio ambientale inserito in un parco nazionale e territorio protetto anche dalla Sovrintendenza in quanto sito archeologico, è stata definita una delle soluzioni migliori per la realizzazione di una centrale nucleare.
Parole giunte da una voce autorevole quella del professor Marino Mazzini, ordinario di protezione e sicurezza nazionale alla facoltà di ingegneria di Pisa.
E la notizia in poche ore ha fatto il giro del web, rimbalzando in un crescendo di stupore e indignazione da Greenreport ai siti locali.
«Per ora - ha affermato il professore Mazzini durante il convegno di Confindustria - in Toscana si possono individuare non dei siti, ma delle aree possibili. Il che significa che gli studi devono essere approfonditi di molto. Perché per giungere alla realizzazione di centrali nucleari esiste una metodologia strutturata articolata in tre fasi: un'analisi sul territorio a disposizione per individuare i siti potenziali, poi uno screening atto a ridurre il numero dei siti e per ultimo un'analisi dettagliata dei pochi siti rimasti». Ma quali aree potrebbero essere utilizzate per questo tipo di intervento?
Mazzini rispolvera i vecchi progetti dell'Enel e individua la fascia costiera toscane - da San Vincenzo ad Alberese - e l'isola di Pianosa come alternative possibili. Con due location più indicate di altre: la zona di Torre del Sale e l'isola "ma ben inteso - aggiunge - a Pianosa con torri di refrigerazione.
Alla scienza, rappresentata al convegno da Mazzini, si oppone la politica, o meglio una parte della politica, con la Regione categoricamente contraria all'ipotesi di centrali nucleari in Toscana e i Comuni elbani ancora tentennanti rispetto alla proposta Pianosa. Di fatto non tutte le amministrazioni comunali dell'isola hanno saputo dire di no, a chiare lettere, al nucleare ritenendo che il progetto di una centrale su uno dei gioielli dell'Arcipelago sia comunque non concretizzabile. E' il caso, ricorda Legambiente, di Marciava Marina che "si è rifiutata di votare - spiega l'associazione - per la seconda volta di fila, una mozione che riprendeva una proposta di Legambiente per dichiarare il territorio del comune denuclearizzato".
Un atteggiamento per gli ambientalisti "pilatesco e suicida" oltre che diffuso "praticamente in tutte le amministrazioni comunali e in gran parte delle forze politiche elbane, sempre pronte però a fare fuoco e fiamme contro il Parco Nazionale o l'istituzione di un'Area marina protetta vera, sempre pronte a chiedere deroghe per qualsiasi obbligo ambientale italiano, europeo o regionale".
Poi sul convegno di Livorno Legambiente rincara la dose. "Forse Mazzini e Confindustria - continuano gli esponenti dell'associazione - non sanno che Pianosa non sarebbe in grado di "reggere" un bestione come una centrale nucleare, visto che si l'isola è una piattaforma costituita da rocce sedimentarie e da accumuli conchigliferi che racchiudono fossili marini, una vera e propria spugna naturale con caverne e depositi d'acqua, nella quale la centrale sprofonderebbe sotto il suo stesso peso. Inoltre Pianosa ospita forse la prateria di Posidonia oceanica più in salute del Mediterraneo, un ambiente unico che la centrale devasterebbe a terra e distruggerebbe a mare con la sua enorme richiesta d'acqua ed i suoi scarichi".
L'associazione è ben contenta del no della Regione ma aspetta ancora "una parola dai sindaci, dai partiti e soprattutto dai candidati delle molte e strane liste che si contenderanno fra poche settimane il governo di 5 Comuni elbani".