Il Tirreno Extra, 4 maggio 2009
PORTOFERRAIO. Gli interventi sul futuro di Pianosa ormai non si contano più. Da Legambiente ai Verdi, dal direttore dell'Apt Icilio Disperati, agli esponenti della politica locale e nazionale, non ultima l'onorevole Silvia Velo, per non contare quelli del Parco dell'Arcipelago. Ma chi dovrebbe davvero dire la sua, l'ente cioè che ha competenze dirette su questo angolo di paradiso dal punto di vista ambientale e turistico, tace. Poco o nulla si sa delle intenzioni del Comune di Campo nell'Elba. Di Pianosa si discute più a Roma che a Campo. Che fare?
L'ultima sollecitazione a far sì che siano gli elbani a occuparsi dell'isola viene dall'ex sindaco di Portoferraio, Giovanni Fratini. «Di fronte alla assurda proposta di riaprire il carcere - afferma - o addirittura di costruire una centrale nucleare, non si può far finta di niente. Occorre reagire e con forza. Il Presidente del Parco Tozzi ha minacciato tempo fa di incatenarsi sull'isola.
Senza ricorrere alle catene l'ente Parco dovrebbe farsi promotore, insieme ai Comuni dell'Arcipelago - in primo luogo Campo nell'Elba - e a quelle associazioni locali che da tempo si occupano del destino di Pianosa, di una grande manifestazione, coinvolgendo forze politiche, associazioni economiche ed ambientaliste, sindacati, rappresentanti delle istituzioni (in particolare della Regione), tutti i parlamentari che, nel tempo, hanno sottoscritto diverse proposte di legge per lo sviluppo sostenibile delle isole minori e semplici cittadini, isolani e no».
E' intollerabile - prosegue Fratini - che i territori insulari anziché essere oggetto di particolare attenzione da parte dello Stato vengano invece considerati come luoghi da preferire per la realizzazione di impianti nucleari o di strutture carcerarie difficilmente collocabili altrove e che avrebbero conseguenze disastrose sul turismo, unico settore trainante della loro economia».