Il Nuovo Corriere, 11 febbraio 2010
Lo scrittore. "Un modo per rendere omaggio a mio nonno, direttore delle colonie penali di Pianosa e Capraia"
Quando le isole toscane erano prigioni.
Il mondo carcerario visto dall'avvocato pratese Alfredo Gambardella
PRATO - La critica situazione delle carceri italiane è fatto di questi ultimi mesi. I problemi di scarsità di personale e di sovraffollamento affliggono la maggior parte degli Istituti di detenzione nazionale, e la Toscana non rappresenta certo una eccezione. Proprio in Toscana erano collocate fino a non più di venti anni fa quelle che in questi ultimi mesi sono state spesso viste come una possibile soluzione ai tanti mali del sistema carcerario: le colonie penali. Sono tante le storie che potrebbero essere raccontate sulle vite dei detenuti e sulle loro attività all'interno di queste particolari prigioni che si trovavano sulle isole di Capraia e Pianosa, splendide perle dell'Arcipelago Toscano.
A provare a raccontare alcune di queste vicende, oltre a dare una soluzione per il futuro di questi impianti, ad oggi quasi del tutto inutilizzati, ci prova l'avvocato pratrese Alfredo Gambardella con il suo libro "Le colonie penali nell'arcipelago toscano", edito da Ibiskos/Ulivieri che sarà presentato sabato 13 febbraio presso i locali della libreria Marzocco di via Valentini.
Quali sono stati i motivi che l'hanno spinta a portare avanti una ricerca di questo tipo?
Di certo hanno pesato ragioni strettamente personali, in particolare il legame che ho con l'isola di Capraia e la volontà di rendere omaggio a mio nonno. uno fra gli ultimi direttori delle carcere di Pianosa e Capraia. dal punto di vista lavorativo, invece, sicuramente ha influito su questa analisi il mio interesse per il mondo carcerario coniugato dalla prospettiva del diritto penitenziario.
Cosa le comunicano oggi questi luoghi, lasciati spesso a loro stessi nell'incuria più totale?
Tristezza e malinconia. Veder quei luoghi abbandonati ad un degrado spaventoso è davvero un colpo al cuore. Uno degli obiettivi di questo libro è appunto la sensibilizzazione verso il recupero delle ex colonie penali, per un futuro di speranza che qualcosa si muova al fine di dare nuova vita a questi splendidi edifici e renderli così pienamente alla società.
Quale futuro prevede per queste strutture?
Credo anzitutto che di certo un futuro Io avranno e questo non è poco. Mi piacerebbe vederle come mete di un turismo sostenibile, e non di massa, oltre che come luoghi di ricerca ambientale e naturalistica.
E invece l'esperimento delle colonie penali avrà un futuro?
Solo se per colonia penale si intende un carcere che riuscirà a porre al centro il lavoro come modello, dove i detenuti potranno compiere delle attività per il loro sostentamento. Quello delle colonie penali è una strada ancora percorribile, vista la forza rieducativa del lavoro intrinseca a questa tipologia di detenzione. Non è un caso che i maggiori problemi delle nostre carceri derivino dal sovraffollamento e dalla mancanza di possibilità di lavoro per i detenuti.