Il Tirreno Extra, 7 aprile 2010
Nessuna responsabilità degli ormeggiatori.
L'avvocato Barghini spiega le cause dello stop al collegamento.
Gli studiosi e le guardie del carcere sono rimasti tre giomi sull'isola senza riuscire a raggiungere l'Elba per il mare troppo grosso
Ci sono voluti tre giorni per gli agenti della penitenziaria e gli scienziati al lavoro sull'isola di Pianosa per riuscire a tornare a casa o incontrare le proprie famiglie per le festività pasquali. Venerdì scorso, infatti, i collegamenti con l'isola sono stati fatti da una motovedetta messa a disposizione dal direttore del carcere di Porto Azzurro. Un disagio - quello legato all'impossibilità di effettuare la traversata tra l'Elba e Pianosa per il traghetto Toremar legato al maltempo rispetto al quale gli ormeggiatori di Portoferraio non ci stanno ad assumersi le responsabilità. E attraverso il loro legale, l'avvocato Cesarina Barghini, rispondono per le rime. «Tutti noi siamo consapevoli delle conseguenze dell'isolamento e nessuna persona dotata di un po' di buon senso può negare che ciò susciti rabbia e rancore - scrive in una nota l'avvocato - ma prima di individuare "il colpevole di turno' è sempre meglio documentarsi e, solo dopo una serena e obiettiva analisi della questione, provare a esprimere il proprio giudizio».
Anzitutto per gli ormeggiatori deve essere tenuto in considerazione il problema del meteo. «Chi attribuisce la colpa dell'isolamento agli ormeggiatori per non essersi recati a Pianosa forse non sa che le avverse condizioni metereomarine per la giornata di martedì 30 erano state previste dai competenti uffici con l'adozione, a partire dal giorno 29 marzo, del così detto stato di allerta - scrive Barghini - si registrava, infatti, già nella mattinata di martedì 30 mare forza 6/7, vale a dire onde alte da 6 a 9 metri in base alla scala Douglas e di poco inferiori in base alla scala Beaufort.
Conseguentemente l'imbarcazione con la quale gli ormeggiatori si recano regolarmente a Pianosa per consentire l'ormeggio della nave, pur dotata di tutti gli standard e delle migliori condizioni di navigabilità al pari di quelle di tutti gli altri gruppi di Italia, per ovvie ragioni di sicurezza della navigazione e incolumità del personale operativo non poteva assolutamente muoversi dall'Elba.
Altrettanto chi ha mosso la polemica ignora che gli ormeggiatori non possono neanche recarsi sull'isola a bordo della stessa nave da ormeggiare perché il Comandante, correttamente e in virtù di altrettante ovvie ragioni di sicurezza, non può permettere che nessuno, nemmeno gli ormeggiatori, possa scendere dalla nave prima che le cime siano state legate a terra».
Impossibile, del resto, che qualcun'altro potesse sostituire gli ormeggiatori. «La professione - spiega l'avvocato - non a caso prevede l'iscrizione in un apposito registro, previo superamento di un concorso per esami e titoli, e il livello di attenzione che necessita l'attività di ormeggio sotto il profilo della sicurezza dei passeggeri, dell'equipaggio e delle stesse persone che dovrebbero operare in assenza di specifica professionalità, sconsigliano una soluzione del genere che innesca, altresì, tutta una serie di dubbi di legittimità forieri di altrettante responsabilità. In conclusione, l'operato degli ormeggiatori non è censurabile sotto alcun profilo, pertanto, prima di muovere accuse insussistenti meglio documentarsi».