Il Tirreno Elba News, 1 settembre 2010
Leggo oggi che il corrispondente toscano del "Corriere della sera", Marco Gasperetti, ha scoperto e denunciato che "Pianosa sta morendo perchè inabitata e perchè i suoi tesori architettonici, dalle stupende catacombe romane ai suoi ottocenteschi edifici di rara bellezza, stanno cadendo a pezzi" sotto l'incuria di una politica cieca ed inconcludente.
Se il corrispondente del noto quotidiano nazionale avesse letto Tenews questa situazione disastrosa l'avrebbe scoperta molto tempo prima. Infatti già nel febbraio 2009 il Movimento Sociale Fiamma Tricolore aveva fortemente denunciato il gravissimo stato di abbandono in cui versavano i tesori dell' isola del diavolo.
A nome del partito che rappresentavo, e rappresento, scrivevo che "intanto che si parlava (in questi anni dopo la chiusura del carcere) e non si decideva, Pianosa andava in frantumi; le belle cotruzioni merlate cadevano (e cadono tutt'oggi) a pezzi e le istituzioni stavano (e stanno tutt'oggi) a guardare.
Scrivevo inoltre che dovevamo "decidere una volta per tutte un vero sviluppo turistico prevedendo sul suo territorio attività ad esso legate "anche alla luce di quanto affermato dall'allora Assessore provinciale al turismo Bonsignori: "Pianosa ora è una grande opportunità per il turismo " (perchè prima non lo era?).
Fiamma Tricolore tornò sull'argomento nel settembre dello scorso anno riprendendo le parole di un ragazzo di 16 anni che era stato in gita sull' isola e che aveva commentato: "Pianosa? Un' isola così bellissima è abbandonata all' incuria e al degrado" e criticando il presidente del Parco dell' Arcipelago che, affermando "bisogna consarvare quel poco che è rimasto di Pianosa", si scagliava contro il vicedirettore de "La Nazione", secondo lui "reo" di avere scritto che "queste isole superprotette sono inevitabilmente destinate al declino se non si mettono in pratica validi programmi di recupero e non si dà l' opportunità ai cittadini di godere e fruire di simili paesaggi".
Nel mio intervento ebbi all'epoca a paragonare il nostro Parco con quello delle isole Tremiti, dove invece l' afflusso turistico era notevole e incessante e l'ambiente ugualmente era rispettato e ben tenuto. Ma come sempre era successo negli anni passati dal 1998 in poi, su Pianosa calò nuovamente il sipario. Se ne parlava solo perchè qualche barca si era incautamente, e forse inconsciamente, ancorata nelle vicinanze delle sue coste, ma niente idee, niente programmi né di sviluppo né di recupero.
Oggi leggo con piacere che l'amico Beppe Foresi annuncia un nuovo progetto teso al miglioramento dei siti archeologici, al recupero dei beni immobili ed allo sviluppo di un turismo sostenibile ma non più strettamente contingentato, anche se il Parco fa già sapere, a bocca del suo direttore, che "il privato che eventualmente può arrivare a Pianosa deve essere legato agli interessi collettivi, ambientali e storici".
Spero non si tratti del solito proclama, anche perchè quanto affermato dall'amico Beppe sembra confermato dal sindaco di Campo nell'Elba che ha in mente per Pianosa "progetti assolutamente ecocompatibili capaci di salvare questo incredibile patrimonio ecologico, artistico, archeologico e culturale".
Di incredibile c'è solo il fatto che quei pochi progetti, spesso di poco spessore, messi sulla carta in questi anni non siano mai stati realizzati. Mi viene in mente una vecchia espressione del "ciociaro" Manfredi: "Fusse che fusse la vorta bbona?".
Maurizio Poli
(segretario della Fiamma tricolore isola d'Elba)