Il Tirreno Extra, 17 marzo 2011
Ora c'è pure la sentenza della Corte d'Appello di Roma sugli usi civici delle abitazioni di Pianosa. È stata emessa scrivendo la parole "fine" al contenzioso che si era aperto (a colpi di carte bollate e ricorsi nella aule dei tribunali) tra il comune di Campo e la Regione da una parte e dall'altra tra il ministero dell'Economia e delle Finanze (nelle vesti dell'Agenzia del Demanio). In ballo c'era il riconoscimento "degli usi civici" di circa 200 appezzamenti di terreno sui quali il comune non poteva prevedere e programmare niente in quanto non erano stati ancora assegnati al municipio di Campo.
Da qui il ricorso ai tribunale per far valere le proprie ragioni. Oggi ecco che arriva la sentenza che scioglierà qualsiasi dubbio in proposito. «L'idea - dice il sindaco di Marina di Campo, Vanno Segnini - è quella di ripulire i terreni dalle sterpaglie e farci, ad esempio, un sistema di agricoltura biologica. È da anni che stiamo accarezzando questi propositi, ma ancora non li abbiamo realizzati per le note vicende che ci legano al fatto che il Demanio disconosce il nostro diritto. Ma prima o poi la situazione si dovrà sbloccare».
Adesso esistono tutte le caratteristiche per arrivare finalmente alla conclusione della lunga diatriba che ha contribuito a far sprofondare ulteriormente l'ex Isola del Diavolo nell'abbandono, nell'incuria e nel decadimento strutturale di valori che si sarebbero rivelati assai interessanti a partire dall'archeologia, alla storia antica e recente, alle bellezze naturali, all'ambiente e a quello scrigno di tesori naturali che Pianosa, l'unica isola dell'intero arcipelago toscano, ancora custodisce nel suo grembo. Tutto finora è rimasto fermo. Adesso ci si attende la risoluzione del caso annoso.
«È una cosa mai vista - dice Giuseppe Foresi, consigliere comunale delegato per gli affari di Pianosa - che organi dello Stato abbiamo questi tempi così lunghi. C'è voluta un'interrogazione parlamentare di un rappresentante della componente del governo, per arrivare a una presa di fatto. Ciò dimostra come la nostra burocrazia sia borbonica e lenta nel recepire le nuove istanze. Ora speriamo di aver scritto sulla storia la parola fine».