Il Corriere della Sera, 17 agosto 2013
La danza dei barracuda sull'isola che non c'era.
Svolta per l'ex colonia penale: aperta di notte. Gli abitanti furono evacuati nel 1968.
Ora un piccolo albergo rilancia l'isola dove dominano natura e silenzio
A un turista che le chiede se in albergo ci sia il televisore, Giulia risponde: «In albergo no, ma giù al molo sì». E davanti all'espressione sbalordita del cliente continua: «Di notte, con la luna piena o con una torcia, si può vedere la danza dei barracuda». L'hotel Milena (50 euro a notte a persona con prima colazione, 90 con pensione completa, tel. Giulia, 340.0689920 info@hotelpianosa.it) ha dieci camere con bagno, spartane ma pulite, ricavate in quella che a metà Ottocento fu la residenza del direttore della colonia penale.
È l'unico albergo di un'isola deserta perfino ad agosto, raggiungibile in quarantacinque minuti con il traghetto che parte tutti i giorni alle 10 da Marina di Campo, isola d'Elba (tel. 328 7095470), e ogni martedì da Piombino. Dormirci anche una sola notte è un'esperienza emozionante. Da lontano, Pianosa è un lembo di terra completamente piatto, che emerge dal mare tra l'Elba e Montecristo. All'arrivo, il borgo che si stringe intorno al molo sembra sul punto di svaporare nel nulla: case disabitate, strade deserte, insegne sbiadite di una scuola elementare, un ufficio postale, una farmacia. Su questo minuscolo regno domina un castello bianco e merlato che appare come una fata morgana. Tutto il resto è natura incontaminata, macchia mediterranea, spiagge candide, calette di smeraldo, acque cristalline.
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L'isola fino a due anni fa non c'era, nel senso che era vietatissimo sbarcarvi. Gli ultimi abitanti furono evacuati nel 1968, quando fu trasformata in carcere di massima sicurezza, prima per i brigatisti e poi per i big di Cosa Nostra. È stata ritrovata due anni fa, grazie alla cooperativa San Giacomo - formata da volontari e da un gruppo di detenuti del carcere di Porto Azzurro sotto art. 21 - che gestisce l'albergo e un piccolo ristorante. Anche se permangono restrizioni, come il numero chiuso per i visitatori, non più di 250 al giorno. Alle 17 il traghetto riparte, accompagnato da un branco di delfini e dalle loro evoluzioni a fior d'acqua. Restano sull'isola i pochi fortunati che hanno prenotato all'hotel Milena, divisi tra l'euforia di trovarsi finalmente fuori dal mondo e l'inquieta sensazione di essere abbandonati per sempre.
Finché è giorno non mancano le distrazioni: lunghe nuotate a fianco dei cormorani che non temono la presenza dell'uomo, escursioni in bicicletta o in calesse lungo i sentieri che attraversano l'isola. Seminascosti nella macchia si intravedono gli edifici fatiscenti di quella che fu una colonia penale modello, fondata nel 1856, con la prima stalla in Italia ad avvalersi della mungitrice elettrica, il pollaio vasto quanto due campi da calcio, il forno, il convalescenziario. Accanto alla cala Giovanna, i resti della villa romana di Marco Postumo Agrippa, esiliato da Roma per le sue presunte tendenze omosessuali, divulgate da Livia allo scopo di aprire la strada al figlio Tiberio Nerone. Dall'altra parte del borgo, una fitta rete di catacombe, a testimonianza che l'isola fu abitata fin dall'antichità. La storia parla di incursioni piratesche e di Napoleone che sognò di trasformarla nel granaio del Mediterraneo, ma i costi del trasporto di grano e orzo furono tali che all'Elba è rimasto il detto «sei più caro dell'orzo di Pianosa».
Che cosa si fa di sera? Nel buio perfetto si può assistere allo spettacolo del cielo stellato, o alla danza dei barracuda, consigliata anche da Giuseppe Mazzei Braschi, fondatore, insieme ad altri pianosini, dell'associazione che vorrebbe far rivivere l'isola. I 540 iscritti hanno cominciato col restaurare il cimitero, a settembre inizieranno i lavori sulla torre dell'orologio. Lui è nato qui nel 1940. Il primo a trasferirsi a Pianosa fu il padre di suo nonno nel 1860: era rappresentante della ditta di navigazione Rubattino, la stessa che aveva fornito le imbarcazioni a Garibaldi per arrivare in Sicilia. Oggi Giuseppe organizza mostre fotografiche con immagini d'epoca in quella che fu la sua casa natale. Dice che la danza dei barracuda consiste in questo: ogni sera arrivano al molo dai trecento ai settecento pesci e si mettono a girare in cerchio molto lentamente, fino all'alba. Ogni tanto uno di loro si tuffa per acchiappare una preda e il girotondo si ferma per un attimo. Poi riprende. Quando non c'è la luna si vedono sott'acqua solo gli occhi fosforescenti. Il silenzio è ferito dal lamento delle berte, gli stessi uccelli che in un'altra isola Pianosa (quella dell'arcipelago delle Tremiti) vengono chiamati diomedee. Secondo la leggenda sarebbero i compagni di Diomede che, alla morte dell'eroe, furono trasformati in uccelli da Venere, impietosita dal loro dolore.
Colonnelli Lauretta