Il Tirreno, 18 dicembre 2013
Cento detenuti a Pianosa, accordo senza il Parco.
Rossi e la Cancellieri firmano l’intesa: l’isola diventerà una realtà agricola.
Ma Sammuri: «Prima verifichino con noi se il progetto è realizzabile»
Pianosa non sarà più un carcere di massima sicurezza. Eppure l’ex isola del Diavolo accoglierà 80-100 detenuti e sarà trasformata in una realtà dedicata all’agricoltura e all’agriturismo. Il tutto rimettendo in piedi parte delle strutture carcerarie andate in malora dopo la chiusura di quindici anni fa. È un programma già ben delineato quello che il ministro della giustizia Anna Maria Cancellieri e il presidente della Regione Enrico Rossi hanno messo nero su bianco, firmando assieme il protocollo sulle carceri toscane. E se l’accordo si pone l’obiettivo di svuotare le strutture toscane reinserendo all’esterno ben 300 carcerati, ha anche il potere di moltiplicare, senza preavviso, i detenuti previsti a Pianosa, passando dall’inserimento graduale di 40 annunciato pochi mesi fino a 80-100. Tutto questo senza un coinvolgimento diretto del Parco, a cui spetta la gestione dell’isola sotto tutela.
L’accordo. «Un gioiello della natura». Il ministro Anna Maria Cancellieri ha usato questi termini per definire la sua idea di Pianosa. Un’idea che, sia nei numeri di detenuti utilizzati che nelle funzioni che gli stessi detenuti andranno a svolgere, va oltre alle previsioni di pochi mesi fa.
Il ministro ha annunciato un prossimo tavolo con il Comune di Campo nell’Elba, mentre fa uno strano effetto non vedere neanche menzionato nelle dichiarazioni della Cancellieri, tanto meno di Rossi, il nome del Parco nazionale. Lo stesso Parco a cui spetta la gestione e la tutela dell’isola, regolata dal punto di vista urbanistico dal piano del Parco.
Il grande escluso. «Sono rimasto molto sorpreso». Il presidente del Parco Giampiero Sammuri commenta con queste parole l’accordo sottoscritto tra la Cancellieri e il presidente della Regione Rossi, senza riuscire a nascondere un certo fastidio sull’accelerazione imposta al ritorno dei detenuti dell’isola. «Se Pianosa viene lasciata a se stessa decade», ha detto il presidente della Regione Enrico Rossi. Ma la strategia bilaterale con il ministro Cancellieri non è esente da critiche. «Si è parlato di cose che si vogliono fare a Pianosa senza tenere conto del Parco – si limita a dire il presidente del Parco, Giampiero Sammuri – Spero che al più presto ci venga chiesto un incontro, decisivo per capire innanzitutto se le cose previste possano essere concretamente realizzate, in linea con quanto stabiliscono le norme e il piano del Parco approvato».
Discussione aperta. Dagli ottanta ai cento detenuti torneranno sull’isola per svolgere lavori di manutenzione e di coltivazione agricola. A ciò si dovranno aggiungere almeno una quarantina di guardie che si dovranno occupare di loro. Bastano questi numeri per porre il problema circa la convivenza tra le attività del carcere e la fruizione turistica dell’isola. L’attuale capacità di carico di Pianosa, infatti, si attesta sulle 250 unità. Metà delle presenze consentite sarebbero legate all’attività del carcere, penalizzando così il traffico turistico. A meno che non si voglia - come a questo punto è presumibile - consentire un flusso di persone più ampio. Altri dubbi sono legati alla convivenza di un numero così alto di detenuti, sebbene a bassa pericolosità, con i turisti che quotidianamente visitano l’isola.
Lo scatto di Rossi e della Cancellieri, evidentemente, innescherà una discussione che finora è rimasta sotto traccia.