Elbareport, 2 giugno 2015
Ogni volta che il nostro Parco Nazionale organizza un evento a Pianosa, io ci vado.
Da quando l’ho scoperta al momento della riapertura alle visite qualche anno fa, colgo ogni occasione possibile per frugarla. La prima discesa furono le catacombe, poi la Villa di Agrippa, la passeggiata fino al Sanatorio, l’anno scorso col Barcoding delle farfalle. Oggi un meraviglioso concerto all’ombra dei pini. I musicisti del complesso Caronte danno le spalle al mare turchese e cobalto con all’orizzonte l’Elba granitica.
Ma il viaggio comincia sul molo di Marina di Campo. Gruppi sempre più numerosi, anche questa volta il traghetto che ci porta a Pianosa è quello “grande” viste le numerose prenotazioni. Elbani ma soprattutto turisti e poi tanti, tanti bambini di ogni età, che insieme al salmastro annusano l’avventura dell’isola misteriosa, e un paio di cagnetti. Le guide si sparpagliano con i propri gruppi lungo i percorsi previsti, le panche davanti al bar-ristorante vengono subito occupate da chi vuole fare il primo picnic della giornata, mentre i musicisti iniziano ad armeggiare con i loro strumenti . L’arpa delicata e affascinante, morbide le dita sulle corde, il tenore e gli archi, un violino e un compassato violoncello col basco, una tastiera a cui vengono affidati anche gli arrangiamenti dei pezzi rock che ascolteremo tra poco.
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Musiche dei Beatles, Pink Floyd, Doors e altro ci aspettano, suonare all’aria aperta non è come avere a disposizione una sala da concerti, la brezzolina leggera sposta le note e le mescola in armonie strane e simpatiche. I pezzi sono stati scelti secondo un tema preciso, l’Unesco ha voluto dedicare il 2015 alla Luce ed il gruppo Caronte ci propone tutti brani che in modo o nell’altro prendono ispirazione proprio dalla luce. Iniziano con Fire dei Doors e la voce di Gianfranco Cerreto lo veste di tinte importanti, poi con le musiche di Elton John gli archi prendono il sopravvento e stridono l’anima di un grande artista che ha affascinato il mondo intero ed ascoltare la sua musica in questo angolo di mondo che pare un piccolo Eden, rendo tutto ancora più suggestivo.
Anche un pigliamosche si avvicina staccandosi da un ramo e svolazza sopra le teste di chi in silenzio ascolta Lucy in the sky with diamonds, molti ormai siedono per terra, qualcuno accenna ad un passo di ballo e quando asoltiamo i Pink Floyd rivisitati da uno splendido violino, non è facile restare indifferenti, ma il pubblico si scioglie completamente con Moon River di Henry Mancini. Una coppia con i capelli bianchi è sulla destra, lei canta sommessamente tutta la canzone di Audrey Hepburn ed alla fine si asciuga una lacrima, chissà cosa le ha ricordato questa colonna sonora. E non sono mancate neppure grandi melodie italiane, Guarda che luna di Buscaglione e la mitica Tintarella di Luna di Mina.
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Ma i cinque artisti sono andati avanti ancora raccogliendo brani da altri nomi mondiali, per finire con la grandissima House of the rising sun, dove è l’arpa a scandirne decisamente il ritmo e la melodia. E poi ci hanno concesso persino un bis, insomma una mattinata piacevolmente riempita in modo inusuale.
Però come si fa a resistere al richiamo di Cala Giovanna? Rimane poco tempo, qualcuno sceglie di partecipare ad una escursione, e tra non molto dobbiamo risalire sul traghetto per tornare all’Elba, c’è chi trova persino il tempo di prenotare una camera nel piccolo albergo per potersi gustare l’isola con più calma la prossima volta. Una buonissima idea.
Maristella Giulianetti