Il Tirreno, 20 aprile 2016
Si rivolgerà all'Università di Firenze il Parco dell'Arcipelago toscano per avere indicazioni utili a conoscere quali varietà orticole sono più idonee nel vasto panorama delle specie mediterranee a essere coltivate sull'isola di Pianosa. Lo ha deciso il consiglio direttivo dell'ente, nella seduta che si è tenuta ieri mattina alla sede dell'ente all'Enfola. Insieme a questa decisione ce n'è una seconda di un certo rilievo. Il recupero della cosiddetta casa dell'agronomo con gli ambienti a essa connessa. Coinvolta è la facoltà di Architettura di Firenze. Un primo passo per il recupero del patrimonio immobiliare pianosino. Per questa seconda iniziativa ci sono intanto i primi stanziamenti.
"Intanto partiamo con la casa dell'agronomo. Abbiamo già preventivato - ha detto il presidente Giampiero Sammuri - nel nostro bilancio la spesa di duecento mila euro che saranno spesi per i primi e importanti interventi. Successivamente ci si attiverà per reperire altri finanziamenti presso il Ministero dell'Ambiente per completare in modo definitivo il quadro generale". Così l'ex Isola del Diavolo riscopre la sua naturale vocazione a diventare sito per la coltivazioni delle varietà orticole. Lo era stato in passato.
Nel secolo precedente Pianosa era definita "colonia agricola" con allevamenti di animali domestici, a partire dalle galline, ai maiali e alle mucche. Talmente strutturata l'attività agricola che almeno dal punto di visto dei beni di prima necessità era autonoma, autosufficiente dal continente, se non per i rifornimento dell'acqua (considerata la sua morfologia, i pozzi esistenti nelle diverse aziende è influenzato dalla presenza del salmastro), del gasolio e dell'energia elettrica (sebbene funzionasse la centrale a nafta per garantire 24 ore su 24 l'energia alle distinte diramazioni del carcere).
"Saranno condotti alcuni esami da studenti seguiti da docenti del dipartimento di scienze delle produzioni agroalimentari e dell'ambiente dell'università di Firenze - continua sempre il presidente del Parco nazionale dell'Arcipelago toscano - per studiare le caratteristica del terreno pianosino e l'esposizione che essa ha nei confronti del sole. Il tutto per valutare le specie più idonee per essere coltivate sull'isola". Saranno in seconda istanza i detenuti in semilibertà, ospiti della casa di reclusione di Porto Azzurro e ospitati sull'Isola, a curare le coltivazioni; per questo si è ritenuto di siglare la convenzione anche con la dirigenza di forte San Giacomo.