Il Tirreno, 28 maggio 2016
La scoperta è eccezionale e può trasformare l'isola di Pianosa in un gioiello archeologico di livello internazionale. La Soprintendenza ha infatti riportato alla luce un'area di necropoli risalente con tutta probabilità al periodo compreso tra l'epoca neolitica e l'età del rame (tra il 5500 e il 3000 a.C.). La scoperta è stata resa nota dalla funzionaria della Soprintendenza archeologica della Toscana Lorella Alderighi, nel corso della celebrazione per il ventennale del Parco nazionale dell'Arcipelago toscano, andato in scena all'auditorium del Centro De Laugier. "È un fuori programma - ha spiegato la archeologa - ma si tratta di un fatto di notevole importanza, frutto del lavoro in sinergia che stiamo compiendo con il Parco e la sua direttrice Franca Zanichelli, l'amministrazione penitenziaria con l'ispettore capo Massimo Morlacchi e il direttore Francesco D'Anselmo". La scoperta. Nel corso degli interventi di ripulitura delle aree archeologiche dell'isola finanziati dal Parco e portati avanti dagli archeologi Marco Firmati e Giuditta Grandinetti e con il lavoro dei detenuti in semilibertà è stata scavata, nella zona di Poggio Belvedere, una cavità prodotta dall'uomo con un diametro di 7 metri, con all'interno tre sepolcri a forno.
"La scoperta è stata casuale - racconta Alderighi - era stata appena ripulita l'area della tomba dei due scheletri portata alla luce da Gaetano Chierici alla fine dell'800. Ci eravamo spostati nella zona di un altro sepolcro denominato Pl40. E da quella che era una piccola cavità è emersa un'area di necropoli mai studiata e inedita nel nostro arcipelago per caratteristiche. Si tratta di una grossa cavità artificiale a cielo aperto con all'interno tre sepolcri "a forno". Avremo l'occasione di scavare in maniera stratigrafica sia la cavità, sia i singoli sepolcri. Una possibilità che a Pianosa non abbiamo mai avuto. All'interno dell'area circolare abbiamo trovato resti di epoca romana e di ossidiana risalenti all'epoca neolitica. Di particolare interesse è il grande masso di forma sferica che, analizzando la caratteristiche del materiale, è stato portato di proposito in quell'area da un'altra zona fino". Un masso che, secondo le prime ipotesi, potrebbe aver avuto nell'antichità la funzione di un segno, un oggetto di culto.
"L'ipotesi - aggiunge Alderighi non nascondendo l'emozione - che dovrà essere approfondita con i nuovi scavi in partenza a giugno, è che le sepolture possano avere dei legami a livello familiare o di villaggio. La pietra potrebbe essere un oggetto, un simbolo da venerare. Per adesso abbiamo deciso di sospendere gli scavi, ma con la nuova campagna finanziata dal Parco saremo in grado di andare in profondità, capire se sono presenti resti umani, corredi e saremo in grado di datare con più precisione le scoperte. Quello su cui ci siamo imbattuti è di assoluto interesse, ci ha lasciati sbalorditi e, per caratteristiche, è paragonabile solo ad alcune necropoli presenti in Sardegna e a Malta". La scoperta della nuova area di necropoli non è l'unica compiuta durante le operazioni di ripulitura: gli archeologi hanno anche riportato alla luce i resti di un palmento di epoca romana tra il Belvedere e il muro che collega l'area archeologica.
"I Romani avevano scelto Pianosa per produrre vino - scherza Alderighi - chi intende investire nelle vigne di Pianosa (Frescobaldi ndr) ha dei predecessori illustri". Le visite guidate. La direttrice del Parco Franca Zanichelli ha già messo a bilancio delle nuove risorse per favorire ulteriori attività di scavo e ripulitura delle aree archeologiche. Aree archeologiche che, dal 7 giugno e per tutto luglio, saranno una parte importante della visita all'isola ex carceraria: "Per tre settimane anche la nuova attività di scavo sarà visitabile con quattro escursioni con gli archeologici e con le guide ambientali - racconta la funzionaria della soprintendenza Alderighi - poi torneremo a chiudere la zona, quando si tratterà di compiere delle analisi scientifiche, anche con l'ausilio della tecnologia 3D. A quel punto, per quattro volte, i turisti potranno visitare il sito altrettanto interessante di Cala Di Biagio, dove gli studiosi guidati dal geologo Luca Maria Foresi hanno scoperto dei reperti fossili preistorici di assoluto valore".
Luca Centini