Corriere della Sera, 23 agosto 2016
Pianosa non sarà più l'isola proibita
"Adesso apriamola anche agli yacht"
La proposta dell'ex commissario del Parco fa discutere.
"Sì all'attracco con boe intelligenti a imbarcazioni sino a 24 metri".
Legambiente: "Proposta solo per ricchi"
Barche, panfili e yacht (sino a 24 metri) ormeggiati a pagamento nelle acque "proibite" di Pianosa, l'antica Isola del Diavolo. La proposta arriva da Ruggero Barbetti, uno dei sindaci dell'Isola d'Elba, già commissario del Parco dell'Arcipelago toscano. L'idea è quella d'installare boe intelligenti alle quali possono attraccare un numero limitato di imbarcazioni inferiori ai 24 metri collocate in punti dove non è possibile danneggiare il fondale. Secondo Barbetti si potrebbe anche dare la possibilità ai natanti di trascorrere la notte sugli yacht ormeggiati in perfetta sicurezza per l'ambiente.
L'opinione di Legambiente
Un insulto all'ecosistema? Assolutamente no, perché, come spiega Barbetti, già da qualche anno è stata concessa l'installazione di cinque boe (che diventeranno sei tra poco) ai diving center per immersioni controllate di sub e sull'isola possono sbarcare ogni giorno 250 turisti che, oltre a visitare le meraviglie di Pianosa, si godono l'acqua cristallina di Cala Giovanna. Legambiente non è contraria a priori. "Aprire agli yacht a Pianosa con boe intelligenti è possibile - spiega Umberto Mazzantini - ma questo deve avvenire dopo l'istituzione di un'area marina protetta perché i vincoli oggi esistenti sono provvisori. Poi c'è una contraddizione fortissima: Barbetti chiedeva che l'isola diventasse una sorte di lager per i profughi e adesso la vuole per i ricchi che si possono permettere gli yacht. Invece Pianosa deve continuare ad avere accessi contingentati ma aperti a tutti".
Troppi progetti naufragati
Anche il presidente del Parco dell'Arcipelago Toscano, Giampiero Sammuri, frena: "Sempre disponibile ad ascoltare proposte ma in questo momento non è questa la priorità per Pianosa - spiega -. Altri i problemi da dibattere tra i quali la fruizione turistica dell'isola, il miglioramento dei servizi e il recupero del patrimonio edilizio storico". Ed effettivamente da quando il carcere non esiste più l'isola del patrizio romano Postumio Agrippa, dei cristiani in fuga dalle persecuzioni, dei galeotti del Granducato, degli oppositori del fascismo (come Sandro Pertini che qui fu internato), dei terroristi e dei boss mafiosi al 41bis, si sgretola come il mondo di Fantasia divorato dal Nulla. Il Nulla, per Pianosa, sono i mille progetti naufragati, e gli altri mille bloccati dalla burocrazia.
L'eterno dibattito sul futuro dell'isola
Da anni sul futuro di Pianosa si è aperto un dibattito infinito. Si è detto che sarebbe diventata un polo scientifico dell'Unesco, che vi sarebbe sorto un monastero di benedettini. Nelle straordinarie e atipiche strutture, ottocentesche e moderne che vanno alla malora, doveva nascere un museo del carcere, un'Alcatraz alla livornese sullo stile del Parco nazionale realizzato nella baia di San Francisco. C'è chi propose persino uno zoo naturale, perché da Cala Giovanna, l'insenatura del porticciolo dove i turisti (250 al giorno) che in estate arrivano possono fare il bagno, sino ai più nascosti anfratti a est ed ovest, sono invasi da animali selvaggi, soprattutto uccelli. Non si contano pernici rosse e fagiani, upupe e cormorani, rapaci e martore. Qui nidifica il gabbiano corso e c'è chi giura di aver visto la foca monaca. Un altro progetto doveva trasformare lo scoglio in un grande vitigno per Ansonica, Vermentino, Trebbiano, Moscato, Sangiovese ed Aleatico. Sull'isola la cooperativa dei pochi (una decina appena) detenuti rimasti ha aperto il primo hotel, poche stanze ma ambitissime. Però, il resto, è il trionfo dell'abbandono e del degrado, il regno di pulci e zecche che, secondo dove ti sposti, assalgono il visitatore senza pietà.
L'ipotesi dei profughi nel paradiso naturale
Qualche anno fa l'allora ministro Altero Matteoli aveva risposto negativamente a colleghi di governo che avevano prospettato una possibile riapertura del carcere. Poi la proposta era stata rilanciata dall'ex ministra della Giustizia, Paola Severino. Infine c'è chi aveva proposto che a Pianosa sbarcassero profughi e migranti. Apriti cielo. Sindaci, ambientalisti, politici, ecologisti scatenati. Ed effettivamente, se il Nulla non sopravanzasse e se un po' di soldi (adesso ne servono almeno 15 milioni, ma per aprire il carcere bisogna sborsarne 25-30) fossero spesi, Planasia sarebbe ancora una meraviglia. Un puzzle ambientale di insenature, scogli, un mare cristallino da sembrare etereo. Uno scrigno di tesori archeologici e storici. A nord di Cala Giovanna ci sono i resti di una villa romana del primo secolo dopo Cristo, luogo di soggiorno patrizio. E nelle vicinanze ci sono le catacombe abitate dai cristiani deportati sull'isola per l'estrazione del tufo. Visitarle è un'esperienza quasi mistica. Entri nei cunicoli, ancora chiusi dalle inferriate del vecchio carcere, e ti sembra di ascoltare le preghiere delle comunità paleocristiane. Chiudi gli occhi e vedi navi romane, relitti e correndo avanti nella storia galeoni, navi corsare, bandiere nere.
Marco Gasperetti