Il Tirreno, 27 settembre 2016
Task force per l'isola gioiello
Agricoltura, lavoro e restauri per evitare lo sfacelo
Produzione agricola di qualità, servizi per il turismo e per l'accoglienza grazie al lavoro dei detenuti. E poi progetti mirati sul recupero del patrimonio edilizio esistente, a partire dalla casa dell'agronomo, fino alla realizzazione di un hotel nei locali abbandonati della caserma Bombardi, realizzata per il personale della polizia di Stato. Inaugurata senza mai essere usata e abbandonata nel 1997, quando il carcere di massima sicurezza chiuse i battenti.
Uno scorcio di Pianosa
La sfida per il recupero dell'isola di Pianosa è aperta, ma è tutt'altro che semplice da portare a termine. L'obiettivo del Parco e dei ministeri coinvolti è mettere in piedi una cabina di regia efficace, in modo da sfruttare nel miglior modo possibile le risorse e il lavoro dei detenuti in semilibertà, al momento il contingente attivo sull'isola è di circa trenta unità.
L'hotel nella vecchia caserma.
A poche decine di metri dal grande cancello che delimita l'area aperta ai turisti dell'ex area del carcere c'è un immobile di grandi dimensioni. Nuovo di pacco, eppure reso vecchio dall'abbandono e dal degrado degli anni. Stiamo parlando dell'ex caserma Bombardi, inaugurata solo pochi giorni prima dalla chiusura del carcere di massima sicurezza.
La caserma Bombardi
Il grosso immobile non è mai stato utilizzato. La polizia fece in tempo a recuperare e portare via gli arredi. Lo stabile oggi è svuotato e abbandonato. Varcata la porta di ingresso si apre un ampio salone - reception, con tanto di bancone per l'accoglienza. Dislocati su due piani ci sono una ventina di appartamenti, con bagni compresi, alcuni con ancora lo scaldabagno montato. Gli spazi sono particolarmente estesi, ci sono condizionatori mai usati, un'ampia sala mensa, cucine e celle frigorifere mai usate. Dall'ampia terrazza si scorge il mare che lambisce la costa sud dell'isola e, intorno, il muro impattante, tirato su quando Pianosa era adibita al 51 bis.
La caserma Bombardi
Una struttura che, per essere utilizzata, ha bisogno di un investimento importante ma che, sia chiaro, conserva delle potenzialità notevoli nonostante gli anni di abbandono. Quello che è uno dei simboli dell'isola fantasma potrebbe essere una chiave per il suo rilancio ricettivo. Non a caso il presidente del Parco Giampiero Sammuri ha, nei giorni scorsi, ventilato l'ipotesi di un uso turistico ricettivo dell'immobile. L'idea è usare l'ex caserma da hotel da 50 posti letto, trasformando l'attuale hotel Milena, nella cittadella di Pianosa, in una foresteria a disposizione degli studenti.
La casa dell'Agronomo.
È l'immobile che, sulla base del lavoro del Parco e del ministero dell'Ambiente, sarà riqualificato per primo. Il ministero ha stanziato le risorse per l'intervento, per il quale esiste già un progetto di massima del Parco.
La casa dell'agronomo
Ora si tratta di accelerare le procedure con il Demanio che dovrà mettere a disposizione l'immobile, uno degli stabili più di pregio dell'isola. Situato a poche decine di metri dalla Casa del Parco, la casa versa in pessime condizioni e ha bisogno di un corposo intervento di restauro conservativo. Il progetto prevede inoltre il recupero degli orti esterni. Nell'idea del Parco la casa dell'Agronomo diventerà una sorta di museo, dedicato alle coltivazioni dell'isola. L'intervento fa parte di un più ampio piano di rilancio museale di Pianosa, che prevede anche l'utilizzo degli spazi dell'ex casa del direttore del carcere per uso espositivo.
La seconda vita degli orti.
Il primo risultato tangibile del lavoro dei detenuti è la seconda vita degli orti, situati all'interno del compendio ex carcerario.
Gli orti a Pianosa
Dopo anni di abbandono, con gli spazi esterni ridotti a campi incolti invasi dalle erbacce, i detenuti in semi libertà del carcere di Porto Azzurro hanno ripreso il lavoro di una volta. E i terreni dell'area carceraria sono tornati a vivere. Ampi appezzamenti di terra sono stati adibiti alla coltivazione di ortaggi e frutta locale. La produzione ha avuto nell'ultimo anno una crescita costante, tanto che i detenuti, seguiti dall'amministrazione penitenziaria e dal direttore del carcere Francesco D'Anselmo, hanno aperto in via sperimentale un punto vendita, in un fondo situato a pochi metri dal vecchio porticciolo. Dietro il bancone due detenuti in semi libertà vendono a prezzi calmierati gli ortaggi raccolti nei campi ai turisti che, ogni giorno, arrivano sull'isola. Quest'anno la verdura prodotta a Pianosa è stata servita anche all'hotel Hermitage della Biodola.
Il centro abitato in rovina.
Se i primi risultati del lavoro dei detenuti in semi libertà inizia a vedersi, è innegabile che questo non possa bastare per rispondere a tutte le emergenze dell'isola. In questo contesto la linea dettata dall'assessore regionale Stefania Saccardi è quella giusta: "È inutile inseguire chimere o pensare a grandi progetti, quello che serve è migliorare i servizi sull'isola, passo dopo passo".
L'abitato a Pianosa
Ma il tempo, è inutile nasconderlo, stringe. Basta dare un'occhiata alle condizioni in cui versano gli immobili del vecchio centro abitato, abbandonato dagli anni della chiusura del carcere. Il porticciolo è un gioiello il cui splendore, giorno dopo giorno, viene eroso dal degrado. Ci sono palazzi che rischiano seriamente di crollare. Vedremo se la sinergia tra gli enti sarà in grado, in tempi ragionevoli, di non dissipare questo tesoro.
Luca Centini