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PESCA DI FRODO A PIANOSA. IL SUPER RADAR E' SPENTO

Il Tirreno, 16 marzo 2017

Costato 200mila euro, disattivato in assenza di motovedette a bloccare i "pirati"
Sostituito con telecamere pagate 1 milione: ma non c'è nessuno a sorvegliarle
Pesca di frodo a Pianosa. Il super radar è spento
Martedì scoperte reti da pesca in zona vietata. Colpevoli ignoti.
Il presidente del Parco "La Capitaneria non controlla le immagini"

PIANOSA

Nella caldissima estate del 2009 la soluzione di tutti i problemi sembrava un radar. Arrampicato su un traliccio di 27 metri e costato 200mila euro di denaro pubblico, avrebbe dovuto proteggere Pianosa dai pescatori di frodo. Da quegli stessi "pirati" che hanno posizionato due reti da pesca nella stupenda area marina protetta: la prima a mezzo miglio da Punta Libeccio e la seconda vicino all'isolotto della Scarpa, entrambe scoperte martedì dalla Capitaneria di porto. Ma nel 2015, dopo soli sei anni, il radar è stato spento. Per sempre, visto che pian piano gli uomini del ministero dell'Ambiente (l'ente che lo ha finanziato attraverso il Parco nazionale dell'Arcipelago toscano) lo hanno smontato come una macchinina della Lego, promettendo di riciclare l'impianto da qualche altra parte. "Il radar? Era inutile - spiega il presidente del Parco, Giampiero Sammuri, che dopo il suo insediamento ha deciso di spegnere l'occhio elettronico - visto che se una barca sconfinava e non c'era una motovedetta della Guardia costiera in zona (il presidio fisso c'è solo d'estate ndr), nessuno poteva punire il trasgressore".

LE TELECAMERE

Da Pianosa bisogna restare lontani un miglio, salvo se autorizzati. Dopo che nel 1998 il penitenziario ha chiuso (per cinque anni è stato anche 41bis, carcere duro) è stata istituita l'area marina protetta. "Ora - spiega ancora Sammuri - al posto del radar stiamo installando delle telecamere. Così saremo in grado di sanzionare chi si avvicina senza permesso". I dispositivi sono posizionati in sette punti dell'ex isola del Diavolo: Punta Secca, Punta Brigantina, Cala Giovanna, Punta del Pulpito, Torretta San Marco, Punta Grottone e Il Marchese. Ce ne sono più di 20, fra telecamere fisse, con lo zoom (possono inquadrare bene una barca fino a un chilometro e mezzo, quasi un miglio marino) e termiche, utilizzabili anche la notte. Il progetto, che interessa tutte le isole dell'Arcipelago, è costato circa un milione e 100mila euro e a regime le videocamere funzioneranno come quelle delle ztl: se la barca si avvicina troppo, scatta la multa.

AMBIENTALISTI PREOCCUPATI

Ma c'è un problema: non è ancora chiaro se qualcuno (e chi) le guarderà. Al momento, infatti, solo il progettista Angelo Carpani è in grado di visionare le immagini. "Visto che buona parte sono attive e funzionanti, non capisco perché non siano già stati individuati i pescatori di frodo - si interroga Umberto Mazzantini, portavoce di Legambiente Arcipelago toscano e consigliere del Parco - e per altro c'è un precedente: quelle stesse telecamere sono state installate anche sulla spiaggia di Lacona, dove qualche giorno fa alcuni motociclisti hanno deciso di fare una scorribanda, ma chissà come mai non li hanno inquadrati". Ma potranno le videocamere essere più efficaci di un radar, nonostante senza una motovedetta della Capitaneria l'occhio elettronico risultasse inutile? "Io ho provato a maneggiare da distanza quelle con lo zoom ed effettivamente, di giorno, il nome delle barche si riesce a vedere - spiega Angelo Carpani, il progettista lombardo incaricato dal Parco per mettere a punto il sistema - e attraverso un calcolo matematico possiamo anche stabilire la distanza del natante da terra. Da quanto mi hanno detto, però, servono anche delle boe al confine del miglio nautico, per segnalare ai diportisti o ai pescatori il divieto di accesso all'area protetta".

CHI GUARDERÀ LE IMMAGINI?

La risposta degli esperti, insomma, è sì. Ma resta ancora un nodo da sciogliere: chi guarderà 24 ore su 24 le telecamere?Il Parco, finora, pensava di rivolgersi al Corpo forestale dello Stato, ora accorpato ai carabinieri, ma dal primo gennaio la Guardia di finanza ha ereditato la competenza della vigilanza marittima. "La Capitaneria di porto non controlla le immagini - spiega Sammuri - ma la Finanza si è resa disponibile a impiegare un suo operatore e destinarlo a questa mansione". Sul radar costato 200mila euro e spento dopo pochi anni, però non si pronuncia. "Non so, io non ero ancora presidente - spiega - ma magari prima ha funzionato". Nel 2009 al timone dell'ente c'era il geologo Mario Tozzi e la ministra dell'Ambiente era Stefania Prestigiacomo (Pdl, governo Berlusconi IV). I lavori per installare le telecamere a protezione dell'Arcipelago, comunque, al momento non sono ancora terminati. A Pianosa ne mancano giusto un paio e saranno installate nelle prossime settimane, mentre per tre altre isole (Capraia, Gorgona e Montecristo) bisognerà aspettare ancora qualche mese. E nel frattempo, i pescatori di frodo, la fanno franca. L'unica possibilità per smascherarli - lo ammette la stessa Capitaneria di porto, che con i pochi mezzi a disposizione in inverno fa il massimo - è che ammettano spontaneamente che le reti erano le loro.

Stefano Taglione

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