Il Tirreno, 8 aprile 2018
Tempo fa il dott. Giacinto Mosso ha espresso un' opinione nettamente sfavorevole all'eradicazione di pernici e fagiani da Pianosa. La sottoscrivo per intero. Mosso ha affermato, giustamente, che la “Natura non è fissa, ma in movimento, in continua trasformazione”. Il genere umano, che della Natura è una parte piccolissima e che di essa fa parte da solo due milioni e mezzo di anni (forse), ha vissuto ciclicamente imponenti cambiamenti climatici con periodi caldi in cui gli oceani si sono dilatati, e con glaciazioni durante le quali il livello del mare si è abbassato anche di 120 metri. Nell'arco di questo lungo processo l'uomo è migrato e ha subito continue evoluzioni per adattarsi all'ambiente. E con lui sono migrate e cambiate e ibridate specie animali, ittiche, floristiche.
Oggi in questo microcondo che sono le nostre isolette, alcuni pensano che sia necessario portare morte, per scopi scientifici, a specie impure anche se innocue. Madri, padri e piccoli al seguito.
Chi si è occupato, anche in modo marginale, di un qualche ambito scientifico, sa per esperienza che le discipline - soprattutto quelle cosiddette non esatte - progrediscono anche grazie a errori, a contraddizioni, a ripensamenti, in modo ondulatorio, spesso verso l'alto, qualche volta verso il basso. La scienza non è un dogma e quando si atteggia ad esserlo fa male a se stessa e a ciò che la circonda. Ritornando a Pianosa, quanto le opinioni scientifiche siano fluttuanti, è stato dimostrato con un esempio abbastanza clamoroso ancora da Mosso: il prof. Mario Spagnesi, un luminare in fatto di zooologia, di ornitologia e di problemi ecologici in genere, fra l'altro direttorre generale dell'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), ha affermato indirettamente “che la pernice rossa non si è estinta né a Capraia, né a Pianosa”. Oggi, a quanto pare, lo stesso ISPRA dice il contrario. E domani? Poco male se fossero in gioco solamente opinioni in divenire, ma qui non si tratta di valutazioni da verificare, bensì di una sentenza drastica, e a giudicare dai fatti immutabile, di morte da procurare. E dalla morte, come si sa, non si torna indietro. Lo hanno imparato sulla loro pelle le lepri di Pianosa che hanno avuto la soddisfazione di sapere, dopo essere state ammazzate, che erano degne di tutela. Ma quali esami del DNA, percentualmente significativi, furono fatti allora e quanti ne sono stati fatti oggi per le pernici? È possibile esserne edotti o è un segreto riservato agli scienziati?
Il dott. Mosso ha stilato un lungo elenco di specie 'imbastardite', e universalmente accettate, che fanno parte del nostro vivere quotidiano. In linea teorica le eradicazioni potrebbero procedere quasi senza fine. E che dire dei pesci? Alcune specie ittiche per effetto del riscaldamento globale sono migrate e migreranno nei nostri mari, così come del resto è avvenuto più volte in tempi lontani, 'contaminando' l'ambiente che, secondo certe teorie, è destinato alle specie autoctone. Dovremmo forse annientare le invasioni con squadre addestrate all'uso del fulghero?
In giardino ho più d'una specie aliena: mi crescono che è una bellezza una bouganvillea, un fico d'India, un cedro del Libano, un'agave. E sul terrazzo coltivo una serie di sansevierie e un Carpobrotus edulis, noto come fico degli Ottentotti. A eradicarli non ci penso nemmeno. Per questo sarò classificato come un pericoloso nemico dell'ambiente?
Michelangelo Zecchini