La Repubblica, 5 febbraio 2022
Borghi abbandonati, il progetto: "Riapriamo Pianosa, torniamo ad abitare sull'isola"
Da quando è stato chiuso il carcere, anno 1997, non abita stabilmente nessuno.
Adesso il comune di Campo nell'Elba lancia una proposta alla Regione Toscana per aggiudicarsi i 20 milioni del Pnrr
Ringhiere mangiate dalla ruggine, i muri scrostati dal sale e dal vento. Sull'isola di Pianosa, a sud dell'Elba, il tempo sembra essersi fermato al 1997. L'anno in cui il carcere di massima sicurezza costruito oltre un secolo prima fu definitivamente dismesso, e i pochi abitanti dell'isola (quasi tutti impiegati del penitenziario coi loro familiari) la lasciarono per sempre. Un borgo fantasma, deserto d'inverno e popolato di bagnanti mordi e fuggi d'estate, più un pugno di ospiti "fissi": la direttrice dell'unico albergo, il personale del ristorante, due secondini in pensione.
Ma le cose potrebbero presto cambiare. Perché il sindaco di Campo nell'Elba, Davide Montauti, sotto la cui amministrazione ricade la piccola Pianosa, si è messo in testa di far rinascere il paese. E ha candidato l'isola alla corsa per accaparrarsi i 20 milioni di euro del bando per la "rigenerazione" dei borghi abbandonati, promosso dalla Regione con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Il progetto si chiama "Pianosa Rebirth" e punta a far diventare l'isola un modello di sviluppo sostenibile "a emissioni zero". Attraendo sulle sue sponde una comunità stabile di un centinaio di persone (almeno in un primo momento), a cui il Comune potrebbe dare in concessione "per un periodo non inferiore a 30 anni" alcune delle tante casette disabitate dell'isola, con l'impegno dei nuovi proprietari a ristrutturarle.
Ma come fare a richiamare nuovi residenti? "Recuperando e valorizzando il patrimonio architettonico ottocentesco di Pianosa - spiega il sindaco Montauti - Abbiamo immaginato ventuno interventi, ispirati al principio dell'economia circolare e dello sviluppo sostenibile". Il primo: trasformare il muraglione di cemento armato che taglia in due l'isola, 7 metri di altezza per un chilometro di lunghezza, voluto negli anni Settanta dal generale Dalla Chiesa per isolare gli abitanti da criminali e terroristi del calibro di Renato Curcio, "da problema in opportunità". "Il progetto prevede di ricoprirlo di pannelli fotovoltaici disposti a vela, con un impatto estetico non invasivo, per coprire il fabbisogno dei residenti". E poi si pensa alla creazione di un albergo diffuso, ristrutturando edifici abbandonati come l'ex "Caserma Bombardi" e la "casa dei ragionieri". E oltre al nuovo acquedotto, l'impianto fognario, l'illuminazione e la fibra ottica, nei piani c'è il recupero del Forte Teglia, il complesso militare costruito da Napoleone al tempo dell'esilio all'Elba. "Là dentro ci sono ancora le vecchie cabine telefoniche a gettoni - racconta il sindaco - invece potrebbe ospitare un centro didattico con aule, laboratori scientifici e sale conferenze collegate con le università di tutto il mondo".
Già, perché uno dei cardini della trasformazione di Pianosa sarebbe proprio quello di rendere l'isola un polo scientifico per lo studio della biodiversità. "Pianosa vanta un ecosistema unico, isolato per oltre un secolo dai traffici marittimi grazie alla presenza del carcere. L'idea - spiega il sindaco - è di accogliere qui studenti di facoltà scientifiche italiane ed estere, per conoscerlo e valorizzarlo". Lo stesso, nei piani del Comune, si potrebbe fare con alcune produzioni agricole biologiche da recuperare: "L'orzo antico di Pianosa, i nostri capperi, i vigneti tipici. Produzioni locali quasi dimenticate da riprendere con tecnologie moderne".
E poi la leva del turismo, purché contingentato. "Chi arriva qui d'estate si ferma in spiaggia, nessuno visita la villa romana di Agrippa o le catacombe", conclude Montauti. "Quest'isola è un patrimonio unico al mondo che purtroppo sta cadendo a pezzi. Noi vogliamo provare a salvarla: per questo mi auguro che i fondi del Pnrr siano investiti qui".
Andrea Bulleri