pianosapianosa

LA FAUNA

Anni '60, buoi al giogo.

La fauna terrestre è certo meno appariscente, ma non meno interessante di quella marina. Sono conosciute molte specie, alcune delle quali endemiche e molte, comunque, con caratteristiche particolari, come spesso accade nelle isole.

La colonizzazione da parte della fauna terrestre è certamente avvenuta posteriormente al Pliocene Medio, dopo che si è realizzata la definitiva emersione dell'isola. Sono note faune a mammiferi pleistocenici trovati nelle brecce con ungulati affetti da nanismo insulare. Il flusso più consistente si è verificato circa 18.000 anni fa, quando un abbassamento di oltre 100 m del livello del mare, causato da un'importante glaciazione consentì il collegamento di Pianosa con l'Elba e di quest'ultima con il continente.

Tra le numerose specie di invertebrati conosciuti per l'isola di Pianosa, alcune delle più interessanti da un punto di vista scientifico sono rappresentate da entità endemiche di Pianosa, come il collembolo Sminthurinus planasiensis, o dell'Arcipelago Toscano come la chiocciola Oxychilus oglasicola e la cavalletta Dolichopoda schiavazzii. Altre entità significative sono rappresentate dalla chioccola Ferussacia carnea di probabile origine nordafricana, probabilmente introdotta dall'uomo già in epoca romana, dal lombrico Hormogaster samnitica conosciuta per altre isole dell'Arcipelago (Capraia, Elba, Pianosa, Giglio) per la Corsica e per alcune località della Toscana, dell'Emilia Romagna e della Campania e dall'opilione Homalenotus buchneri, vivente in Italia solo a Pianosa e a Ischia.

Nessuna specie degli Anfibi è presente a Pianosa. I Rettili, invece, annoverano cinque specie, quattro sauri ed un serpente. I quattro sauri sono rappresentati da due gechi, il tarantolino (Euleptes europaea) e il geco verrucoso (Hemidactylus turcicus), e da due lucertole, la lucertola campestre (Podarcis sicula) e la lucertola muraiola (P. muralis). Quest'ultima è presente con due distinte sottospecie (P. m. insulanica, diffusa in tutta l'isola e, una volta anche sullo Scoglio della Scarpa, e P. m. muellerlorenzii, presente unicamente sullo Scoglio della Scola). L'unico serpente di Pianosa è il biacco (Coluber viridiflavus), una specie comune in quasi tutte le isole dell'Arcipelago Toscano.

Circa una trentina di Uccelli risultano nidificare a Pianosa. Alcuni di questi come la berta maggiore (Puffinus diomedea), la berta minore (Puffinus yelkouan) e il falco pellegrino (Falcus peregrinus) sono particolarmente importanti. Le berte sono uccelli tipicamente pelagici. Frequentano il mare aperto in ogni stagione dell'anno e si portano sulla terra ferma soltanto per riprodursi. La berta maggiore si riproduce, con poche coppie, solo in alcune isole toscane, mentre la berta minore risulta decisamente più frequente, in particolare a Pianosa, Montecristo e Giannutri. Le minacce più serie per queste due specie, provengono dall'inquinamento marino, che provoca accumulo di tossici (mercurio e cloroderivati) nelle uova e nei tessuti, dalla predazione operata da ratti su uova e nidiacei e dal disturbo arrecato dal turismo. Il pellegrino nidifica sulle scogliere e sui costoni rocciosi inaccessibili. In Italia è raro e localizzato, limitato alla catena alpina, all'Appennino e alle isole. Secondo recenti stime, nell'Arcipelago Toscano, Pianosa compresa, si riproduce con una ventina di coppie. Anche questa specie, pur protetta dalla legge, è minacciata dal disturbo derivato dalle attività turistiche e dal saccheggio dei nidiacei effettuato da parte dei falconieri.

Altri nidificanti di interesse risultano essere il piccione selvatico (Columba livia), il gruccione (Merops apiaster), l'averla piccola (Lanius collurio), il beccamoschino (Cisticola juncidus), la rondine (Hirundo rustica), il balestruccio (Delichon urbica) e il corvo imperiale (Corvus corax).

Durante l'inverno, sono presenti numerose specie svernanti marine, come la sula (Sula bassana), il marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis), e terrestri, come l'albanella reale (Circus cyaneus), la poiana (Buteo buteo), il torcicollo (Jynx torquilla), l'allodola (Alauda arvensis), la pispola (Anthus pratensis), lo spioncello (Anthus spinoletta), la ballerina bianca (Motacilla alba), il pettirosso (Erithacus rubecola), il codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros), il saltimpalo (Saxicola torquata), il passero solitario (Monticola solitarius), il merlo (Turdus merula), il tordo bottacio (Turdus philomelos), l'occhiocotto (Sylvia melanocephala), il luì piccolo (Phylloscops collybita), il passero (Passer italiae), il fringuello (Fringilla coelebs), il verzellino (Serinus serinus), il verdone (Carduelis chloris), il cardellino (Carduelis carduelis), il fanello (Carduelis cannabina) e lo zigolo nero (Emberiza cirlus).

Sui mammiferi pianosini si sa molto poco. Di sicuro sono presenti il pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii), il ratto nero (Rattus rattus), il topolino delle case (Mus domesticus) e la lepre (Lepus europaeus). Le ultime tre specie sono state introdotte dall'uomo involontariamente (il topolino e il ratto) o deliberatamente, per finalità venatorie (la lepre). Fino ad un recente passato risultava presente anche la martora (Martes martes). Dispiace, infine, ricordare che, anche qui, come nel resto dell'Arcipelago Toscano, non è più presente la foca monaca (l'ultimo avvistamento pianosino risale alla fine degli Anni '40), un tempo molto comune.

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